22 aprile, 2013

PROMEMORIA 22 aprile 1975 - il Parlamento approva il nuovo diritto di famiglia

Il Parlamento approva il nuovo diritto di famiglia Il diritto di famiglia è una branca del diritto privato che disciplina i rapporti familiari in genere: parentela e affinità, matrimonio, i rapporti personali fra i coniugi, i rapporti patrimoniali nella famiglia, la filiazione, i rapporti fra genitori e figli, la separazione personale dei coniugi ed il divorzio. Il diritto di famiglia italiano La famiglia nella Costituzione La Costituzione dedica alla famiglia tre articoli (collocati all'interno del Titolo II intitolato "Rapporti etico-sociali"). L'art. 29 stabilisce che "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare". L'art. 30 stabilisce che "È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. La legge assicura ai figli nati fuori dal matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima. La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità". L'art. 31 stabilisce che "La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo". Da queste tre disposizioni costituzionali si possono desumere alcuni principi: il principio di autonomia della famiglia, il principio di uguaglianza fra i coniugi, il principio di tutela dei figli nati fuori dal matrimonio, il principio dell'autonomia educativa, il principio del sostegno pubblico ai compiti educativi della famiglia. La famiglia nel codice civile [modifica] Il codice civile dedica alla famiglia il primo libro del codice intitolato "Delle persone e della famiglia", Titoli V, VI, VII, VIII, IX, IX-bis, X, XI, XII, XIII, XIV. La maggior parte degli articoli che lo compongono hanno oggi un contenuto profondamente diverso da quello che avevano nel testo originario del 1942. Il diritto di famiglia codificato nel 1942 concepiva una famiglia fondata sulla subordinazione della moglie al marito, sia nei rapporti personali sia in quelli patrimoniali, sia nelle relazioni di coppia sia nei riguardi dei figli; e fondata sulla discriminazione dei figli nati fuori dal matrimonio (figlio naturale), che ricevevano un trattamento giuridico deteriore rispetto ai figli legittimi. Il primo libro del codice venne riformato dalla Legge 19 maggio 1975, n. 151 "Riforma del diritto di famiglia", che apportò modifiche tese ad uniformare le norme ai principi costituzionali. Con questa legge venne riconosciuta la parità giuridica dei coniugi, venne abrogato l'istituto della dote, venne riconosciuta ai figli naturali la stessa tutela prevista per i figli legittimi, venne istituita la comunione dei beni come regime patrimoniale legale della famiglia (in mancanza di diversa convenzione), la patria potestà venne sostituita dalla potestà di entrambi i genitori, in particolare nella tutela dei figli. Il coniuge superstite nella successione ereditaria diventa erede, mentre prima, legalmente, non ereditava nulla. Il diritto di famiglia nel corso degli anni subì altre modifiche: la legge n. 431/1967 integrò le norme del codice in tema di adozione e affido, che successivamente vennero riformati con la legge n. 184/1983 e con la legge 149/2001; nel 1970 venne introdotto il divorzio (legge n. 898/1970), la cui disciplina venne modificata nel 1987 (legge n. 74/1987); con la legge n. 121/1985 (legge che rese esecutivo l'accordo del 1984 che modificò il Concordato del 1929) venne modificata la disciplina del matrimonio concordatario; la legge 40/2004 regolamentò la procreazione medicalmente assistita; la legge 54/2006, la cosiddetta legge sull'affidamento condiviso rivoluziona l'assetto dei rapporti genitori-figli così come disciplinato dal codice civile. L'interesse morale e materiale del minore diviene linea guida nella decisione del giudice. Questi, nel regolamentare i rapporti figli-genitori, dovrà prediligere, in quanto compatibile con interesse del minore, la soluzione dell'affido condiviso su quello monogentitoriale. Importante è il riferimento del nuovo art. 155 c.c. al diritto del minore, anche in caso di separazione personale dei genitori, di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale. I rapporti di parentela I rapporti di parentela sono disciplinati dal Titolo V, articoli da 74 - 78 del C.C. Ai sensi dell'art. 74 la parentela è il vincolo tra due persone che discendono dallo stesso stipite. Le linee di parentela si dividono in: Parentela in linea retta di cui all'art 75 c.c. quando le persone discendono l'una dall'altra, come ad esempio padre e figlio; parente in linea collaterale quando, pur avendo uno stipite in comune non discendono l'una dall'altra, come ad esempio fratello e sorella. L'articolo 77 statuisce invece le cosiddette affinità che sono i vincoli tra un coniuge e i parenti dell'altro coniuge, come, ad esempio, il genero e la nuora. Affinità e Divorzio Secondo la migliore dottrina e la giurisprudenza di merito, l'affinità non cessa a seguito di divorzio. In base all'art.78 del c.c. l'affinità cessa solo se il matrimonio è dichiarato nullo (anche ribadito da Cass. Civ. 7/6/78 n. 2848). Sul portale della Commissione Europea, che ha l'obiettivo di tutelare i cittadini grazie a norme applicabili su scala europea, viene ribadito che il divorzio non fa venire meno il vincolo di affinità ed in particolare non fa cessare l’impedimento dell’affinità in linea retta ( art. 87, n. 4, cc); non fa perdere la cittadinanza al coniuge straniero che l’abbia acquisita a seguito di matrimonio. ( D'altra parte la normativa è incerta per quanto riguarda l'obbligo di versare gli alimenti all'ex coniuge.

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