13 aprile, 2012

PROMEMORIA 13 aprile 1990 – Unione Sovietica, in linea con la Perestrojka, Michail Gorbačëv ammette la verità sul Massacro di Katyń


Unione Sovietica, in linea con la Perestrojka, Michail Gorbačëv ammette la verità sul Massacro di Katyń
Il massacro della foresta di Katyń, noto anche più semplicemente come Massacro di Katyń, avvenne durante la seconda guerra mondiale e consistette nell'esecuzione di massa, da parte dell'Armata Rossa, di soldati e civili polacchi. L'espressione si riferiva inizialmente al massacro dei soli ufficiali polacchi detenuti del campo di prigionia di Kozielsk, che avvenne appunto nella foresta di Katyń, vicino al villaggio di Gnezdovo, a breve distanza da Smolensk. Attualmente l'espressione denota invece l'uccisione di 21.857 cittadini polacchi: i prigionieri di guerra dei campi di Kozielsk, Starobielsk e Ostashkov e i detenuti delle prigioni della Bielorussia e Ucraina occidentali, fatti uccidere su ordine di Stalin nella foresta di Katyń e nelle prigioni di Kalinin (Tver), Kharkov e di altre città sovietiche. La scoperta del massacro annunciata a Radio Berlino il 13 aprile 1943 dalla propaganda nazista come un crimine dei Sovietici causò l'immediata rottura delle relazioni diplomatiche tra il governo polacco in esilio a Londra e l'Unione Sovietica per ritorsione da parte di Stalin. L'URSS negò le accuse in tutte le maniere possibili fino al 1990, quando riconobbe l'NKVD come responsabile del massacro e della sua copertura.
Nel 1989 studiosi sovietici rivelarono che Stalin aveva effettivamente ordinato il massacro, e nell'ottobre 1990 Michail Gorbačëv porse le scuse ufficiali del suo paese alla Polonia, confermando che la NKVD aveva giustiziato i prigionieri e aggiungendo l'esistenza di altri due luoghi di sepoltura simili a quello di Katyń: Mednoje e Pyatikhatki. Il leader sovietico, però, sostenne che i documenti cruciali, tra cui l'ordine di fucilare 25 000 polacchi senza neppure avanzare contro di loro un capo di imputazione, non si sapeva dove fossero.
La vicenda può dirsi conclusa solo con la presidenza di Boris Eltsin. Nel 1992 alcuni funzionari russi rilasciarono documenti top secret del «Plico sigillato n. 1». Tra questi vi era la proposta del marzo 1940, di Lavrentij Beria, di passare per le armi 25.700 polacchi dei campi di Kozelsk, Ostashkov e Starobels e di alcune prigioni della Bielorussia e dell'Ucraina occidentali, con la firma (tra gli altri) di Stalin; estratti dell'ordine del Politburo del 5 marzo 1940; e una nota di Aleksandr Shelepin a Nikita Khrushchev del 3 marzo 1959, con informazioni sull'esecuzione di 21.857 polacchi e con la proposta di distruggere i loro archivi personali.
Le investigazioni che accusano delle uccisioni lo stato tedesco piuttosto che quello sovietico sono state usate per screditare il Processo di Norimberga nel suo complesso, spesso in supporto al negazionismo dell'Olocausto, o per mettere in discussione la legittimità e/o la saggezza di usare la legge penale per proibire la revisione dell'Olocausto. Si deve notare che esistono alcuni studiosi che negano la colpevolezza sovietica, dichiarano falsi i documenti declassificati e cercano di dimostrare che i polacchi vennero uccisi dai tedeschi nel 1941 (nonostante dalle autopsie sia evidente la differenza di un anno in un cadavere, e i cadaveri portassero uniformi invernali, mentre i tedeschi invasero l'Urss in estate).
Durante la visita in Russia di Aleksander Kwasniewski, nel settembre del 2004, funzionari russi annunciarono la volontà di trasferire tutte le informazioni sul massacro di Katyń alle autorità polacche non appena fossero state declassificate. Nel marzo 2005 le autorità russe hanno posto fine ad un'investigazione durata un decennio. Il pubblico ministero militare capo russo Alexander Savenkov ha dichiarato che il massacro non fu un genocidio, un crimine di guerra o un crimine contro l'umanità e che «Non esistono assolutamente le basi per parlarne in termini giuridici». Nonostante le dichiarazioni fatte in precedenza, 116 dei 183 volumi di documenti raccolti durante l'investigazione russa, così come la decisione di porvi fine, sono stati coperti da segreto.
A causa di ciò l'Istituto nazionale per il ricordo polacco ha deciso di avviare una propria indagine. Un gruppo di magistrati guidati da Leon Kieres ha dichiarato che cercherà di individuare i nomi di coloro che ordinarono ed eseguirono le uccisioni. Inoltre, il 22 marzo 2005, il Camera dei deputati della Polonia (Parlamento) polacco ha approvato all'unanimità un atto con il quale si richiede che sugli archivi russi venga tolto il segreto. Il Camera dei deputati della Polonia ha inoltre richiesto alla Russia di qualificare come genocidio il massacro di Katyń e di riconoscere i danni agli eredi delle vittime. I tribunali russi hanno respinto la richiesta.
Nel 2010 il governo russo ha parzialmente accolto la richiesta polacca, mettendo online i documenti già resi noti. Dal 28 aprile sul sito web dell'Archivio di Stato russo sono disponibili il dossier sull'eccidio. Il governo ha promesso a Varsavia di fornire documenti non ancora trasmessi. Il responsabile dell'Archivio di Stato russo, Andreij Artizov, ha commentato la pubblicazione del dossier dicendo che: «Ora nessuno potrà dubitare che la colpa fu dei sovietici» e che «anche noi non abbiamo fatto solo del bene».
Per ricucire la profonda ferita e le divisioni che il massacro aveva provocato fra i due popoli, nell'aprile dello stesso anno doveva tenersi in Russia una solenne commemorazione delle vittime dell'eccidio alla presenza delle massime autorità polacche e russe, ma tale cerimonia non poté aver luogo a causa dell'Incidente dell'aereo presidenziale polacco in cui persero la vita il presidente della Polonia Lech Kaczyński ed altre 95 persone.

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