23 febbraio, 2012

PROMEMORIA 23 febbraio 1998 Osama bin Laden emette una fatwa dichiarando una jihad contro tutti gli ebrei e i crociati

Osama bin Laden emette una fatwa dichiarando una jihad contro tutti gli ebrei e i crociati.
Una fatwā (arabo: فتوى, fatwā, plurale فتاوى, fatāwā) è la risposta fornita a un qāḍī, giudice musulmano, da un giurisperito (faqīh) su un quesito presentatogli per sapere se una data fattispecie sia regolamentata dalla Sharīʿa e quali siano le modalità per applicarne il disposto. In questo caso il faqīh viene detto Muftī.
I tribunali sciaraitici - oggi non più operanti, salvo lì dove sia stata reintrodotta la legislazione coranica - agivano in base alla sharīʿa. Vale a dire in base a ciò che è contemplato dal Corano e dalla Sunna. La non sempre facile percorribilità delle due fonti costringeva spesso il giudice (che non era mai un dotto (ʿālim, pl. ʿulamāʾ) a ricorrere alla consulenza di un muftī (giurisperito di assodata competenza teorica), esponendogli il quesito in forma rigorosamente astratta per evitare qualsivoglia suo condizionamento.
Questi rispondeva indicando quale fosse a suo parere la linea da perseguire, in campo civile o penale. Essendo la fatwā un'opinione personale, per quanto autorevole, non ne discende automaticamente che il responso debba essere applicato; dunque una fatwā non ha alcuna diretta esecutività, a meno che non sia fatta propria dal giudice o che il muftī non appartenga alla medesima scuola giuridica del giudice che gli abbia sottoposto ufficialmente il quesito.
Oltre alla mancanza di esecutorietà della fatwā, va comunque ricordato che, essendo una sorta di parere pro veritate, può frequentemente avvenire che siano emesse fatāwā tra loro del tutto discordanti. Il fatto non crea scandalo nella cultura giuridica islamica, dal momento che un hadīth attribuito a Maometto asserisce che "la disparità di giudizi (ikhtilāf) è una benedizione per la Umma islamica".
Nella concezione popolare moderna, il termine fatwā è spesso interpretato come sentenza di condanna a morte di una persona da parte della comunità Islamica[1]. Sebbene questo sia uno dei possibili significati, non è uno dei più comuni, e molti musulmani si ritengono irritati dall'equiparamento di fatwā con "pena capitale" da parte degli occidentali. La fatwā può infatti riguardare pressoché qualunque aspetto della vita individuale, delle norme sociali e religiose, della guerra e della politica del mondo islamico. Nei 1.400 anni di storia musulmana, milioni di fatāwā sono state adoperate riguardo innumerevoli situazioni quotidiane come il matrimonio, gli affari economici e le questioni private. Tuttavia, un piccolo numero di esse riguarda argomenti ben più controversi come il Jihad e i Dhimmi, e sebbene siano emanate perlopiù da fondamentalisti, tendono a ricevere molta più attenzione da parte dei mezzi di comunicazione a causa del loro contenuto politico.

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