26 luglio, 2011

PROMEMORIA 26 luglio 2006 Calciopoli: la Federazione gioco calcio assegnatoglie lo scudetto alla Juve e lo da all'Inter.


Il commissario straordinario della Federazione Italiana Giuoco Calcio Guido Rossi assegna lo scudetto 2005-2006 all'Inter, in seguito allo Scandalo del calcio italiano del 2006 e alla revoca del titolo inizialmente vinto dalla Juventus. Per la squadra milanese è il quattordicesimo scudetto, il primo vinto a tavolino

Con il termine Calciopoli si suole indicare lo scandalo che ha investito il calcio italiano nel 2006, coinvolgendo diverse società professionistiche fra le più importanti e numerosi dirigenti sportivi sia delle stesse società sia dei principali organi calcistici italiani (Federazione Italiana Giuoco Calcio, Lega Nazionale Professionisti, Associazione Italiana Arbitri). In ordine di tempo si è trattato del terzo grande scandalo nella storia del calcio italiano (dopo il Calcioscommesse del 1980 ed il Calcioscommesse 2 del 1986), anche se come portata ed effetti è stato certamente maggiore dei primi due. Le prime avvisaglie dello scandalo emersero da indiscrezioni di stampa circa un'indagine sul calcio condotta dalla Procura di Torino (denominata Offside e condotta dal Procuratore Raffaele Guariniello, già noto per altre indagini legate al calcio), la quale si era chiusa sì con l'archiviazione (per l'inesistenza di situazioni penalmente rilevanti), ma anche col contestuale invio di scottante materiale alla FIGC perché ritenuto rilevante sul piano disciplinare. Le indiscrezioni di stampa si moltiplicarono alla fine di aprile 2006 e infine lo scandalo venne alla luce con la pubblicazione delle prime intercettazioni telefoniche a partire dal 2 maggio 2006. Lo scandalo, venuto alla luce dunque alla fine della stagione calcistica 2005-2006 ma riguardante situazioni relative esclusivamente alla stagione 2004-2005, fu battezzato dagli organi di informazione con varie denominazioni, ma alla fine è storicamente prevalso il termine Calciopoli per assonanza con Tangentopoli (laddove in quel caso a reggere l'espressione era il termine tangente).
Le indagini da parte della Procura Federale della FIGC, relativamente al filone più importante (perché coinvolgente le società che nella classifica del Campionato Italiano di Serie A 2005-2006 erano in posizione utile per la qualificazione alle coppe europee 2006-2007), si conclusero alla fine di giugno 2006 ed i processi sportivi di primo grado (presso la Commissione d'Appello Federale) e di secondo grado (presso la Corte Federale) si svolsero a tempo di record chiudendosi rispettivamente il 14 ed il 25 luglio 2006. In questo modo fu stilata una classifica definitiva del Campionato 2005-2006, al netto delle penalizzazioni inflitte a Juventus, Milan, Fiorentina e Lazio, utilizzata per determinare i club italiani qualificati alla UEFA Champions League 2006-2007 ed alla Coppa UEFA 2006-2007. Sempre sulla base di tale classifica e dopo aver sentito il parere di una commissione di tre saggi appositamente incaricata, il 26 luglio 2006 la FIGC assegnava all'Inter il titolo di Campione d'Italia 2005-2006 (sul campo i nerazzurri erano finiti terzi alle spalle di Juventus e Milan). In un secondo filone di indagini furono coinvolte anche due società minori, vale a dire Reggina ed Arezzo (quest'ultimo militante in Serie B all'epoca). Anche i processi sportivi relativi a questo ulteriore filone furono comunque piuttosto veloci, con le sentenze di secondo grado emesse nel mese di agosto 2006.
Successivamente ed in tempi diversi (tra agosto 2006 e giugno 2007), quasi tutti i tesserati e le società presentarono ricorso alla Camera di Conciliazione ed Arbitrato del CONI. Fallite le conciliazioni con la FIGC, le procedure di arbitrato consentirono a molti tesserati diversi "sconti" sui periodi di squalifica comminati dalla Corte Federale, così come molte società riuscirono ad ottenere delle riduzioni sulle penalizzazioni in classifica. Una sola società, l'Arezzo, tentò successivamente anche il ricorso, per altro senza esito, al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, violando quindi la clausola compromissoria che vieta il ricorso alla giustizia ordinaria. Il ricorso al TAR del Lazio era stato in un primo momento avanzato anche dalla Juventus, addirittura prima ancora del ricorso all'arbitrato CONI, ma era stato poi ritirato.
Riguardo alle sentenze sportive definitive, la società maggiormente colpita fu la Juventus, cui fu revocato il titolo di Campione d'Italia 2004-2005 (per illecito sportivo) e non fu assegnato quello 2005-2006 (per effetto della sanzione del declassamento all'ultimo posto in classifica). La società retrocedette in Serie B per la prima volta nella sua storia e dovette scontare anche un'ulteriore penalizzazione di 9 punti nella classifica del Campionato Italiano di Serie B 2006-2007. Penalizzazioni di varie entità furono inflitte anche a Fiorentina, Milan, Lazio, Reggina ed Arezzo, da scontarsi in parte nel Campionato 2005-2006, in parte in quello successivo. Fra i dirigenti, le sanzioni più pesanti colpirono gli ex dirigenti bianconeri Luciano Moggi ed Antonio Giraudo (all'epoca dei fatti rispettivamente direttore generale ed amministratore delegato del club) e l'ex vicepresidente FIGC Innocenzo Mazzini: per tutti e tre cinque anni di inibizione più la proposta di radiazione. Tale proposta fu accolta dagli organi competenti solamente nel giugno 2011, trasformando di fatto la sanzione in una squalifica a vita (al momento non ancora definitiva).
Dal 2008 è in corso, presso il tribunale di Napoli, il processo penale su Calciopoli. Durante tale processo sono emerse nuove intercettazioni telefoniche che non erano state considerate rilevanti nei processi sportivi del 2006. Sulla base delle nuove intercettazioni, la Juventus ha presentato nel maggio 2010 un esposto al CONI, alla FIGC e alla Procura Federale chiedendo la revoca all'Inter del titolo di Campione d'Italia 2005-2006. Le nuove indagini sportive della Procura Federale, chiuse nel mese di giugno 2011, hanno contestato violazioni delle norme di lealtà, correttezza e probità a diverse società e tesserati che non erano stati coinvolti nel processo sportivo del 2006. In particolare all'Inter, nella persona di Giacinto Facchetti (presidente nerazzurro all'epoca dei fatti e scomparso nel 2006) è stato contestato l'illecito sportivo. Tuttavia la procura federale ha rilevato contestualmente l'impossibilità a procedere per sopraggiunta prescrizione. Il 18 luglio 2011 il Consiglio Federale FIGC ha approvato a maggioranza una delibera del presidente Giancarlo Abete con cui si respinge l'esposto della Juventus per mancanza dei presupposti giuridici.

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