26 giugno, 2011

PROMEMORIA 26 giugno 1963 – John F. Kennedy pronuncia la famosa frase: Ich bin ein Berliner


John F. Kennedy pronuncia la famosa frase: Ich bin ein Berliner
La frase fu pronunciata con l'intento di comunicare alla città di Berlino e alla Germania stessa, seppur entrambe divise, una sorta di vicinanza e amicizia degli Stati Uniti dopo il sostegno dato dall'Unione Sovietica alla Germania Est nella costruzione del muro di Berlino come barriera che impedisse gli spostamenti dal blocco orientale socialista all'occidente.
Il discorso in cui Kennedy la pronuciò è considerato uno dei suoi migliori e un momento celebre della guerra fredda. Fu un grande incoraggiamento morale per gli abitanti di Berlino ovest, che vivevano in una enclave all'interno della Germania Est da cui temevano una invasione. Parlando dal balcone del Rathaus Schöneberg (municipio del distretto di Schöneberg, allora sede dell'amministrazione comunale dell'intera Berlino Ovest), Kennedy disse:
« Duemila anni fa l'orgoglio più grande era poter dire civis Romanus sum (sono un cittadino romano). Oggi, nel mondo libero, l'orgoglio più grande è dire 'Ich bin ein Berliner.' Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole 'Ich bin ein Berliner!' »
L'idea della frase venne in mente a Kennedy all'ultimo momento, così come di dirla in tedesco. Kennedy chiese al suo interprete Robert H. Lochner di tradurgli "Io sono un berlinese" solo mentre stava già salendo le scale del Rathaus (il municipio). Con l'aiuto di Lochner, Kennedy si allenò con la frase nell'ufficio del futuro sindaco Willy Brandt e si tenne in mano un foglietto con la pronuncia. Secondo Lochner, il consigliere di Kennedy Bundy McGeorge disse che il discorso era andato "un po' troppo oltre", e i due corressero il testo in una versione più morbida da ripetere il giorno stesso nel discorso alla Freie Universität di Berlino.[1]
Il messaggio di sfida era diretto sia ai sovietici che agli abitanti di Berlino, ed era una chiara dichiarazione della politica statunitense in risposta alla costruzione del muro di Berlino. Tuttavia Kennedy fu criticato per aver fatto un discorso che riconosceva lo status quo di Berlino nella realtà in cui era. Ufficialmente lo status di Berlino in quel momento era di occupazione comune delle quattro potenze alleate, ciascuna con un proprio territorio di competenza. Fino a quel momento gli Stati Uniti avevano affermato che quello era lo status, benché la situazione attuale fosse di gran lunga differente. Il discorso di Kennedy segnò il momento in cui gli Stati Uniti riconobbero ufficialmente che Berlino Est faceva parte del blocco sovietico insieme al resto della Germania Est. I critici dissero che Kennedy aveva rinunciato ad alti obiettivi ed aveva ceduto alla pressione sovietica, che doveva avere ideali più alti e che i sovietici non avevano la forza di cambiare la situazione solo con le ruspe e i fucili.
Ci sono dei luoghi commemorativi a Berlino, come la scuola Tedesca-Americana 'John F. Kennedy', e l'Istituto 'John F. Kennedy' per gli studi sul Nord America alla Freie Universität di Berlino.
Oggi, si può leggere la medesima celebre frase in un enorme graffito permanente sul lato palestinese del muro che separa la città di Betlemme dalla periferia di Gerusalemme.

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