16 febbraio, 2011

A Palazzo Valentini presentazione dossier su beni confiscati alle mafie


A Palazzo Valentini presentazione dossier su beni confiscati alle mafie

L’assessore provinciale alle Politiche Sociali e per la Famiglia, Claudio Cecchini, ha preso parte alla presentazione del Dossier di inchiesta sui beni confiscati alle mafie a Roma e provincia, “Riprendiamoci il maltolto, Dalla confisca all'effettivo riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie”.

L'evento, sostenuto dall’assessorato provinciale guidato da Claudio Cecchini, si è tenuto ieri pomeriggio, nella sala della Pace di Palazzo Valentini. L’iniziativa è stata promossa da Libera, Associazione, nomi e numeri contro le mafie, insieme alle associazioni Equorete, C.N.C.A. Lazio, daSud, Gioventù Attiva, Action Diritti.

L’incontro ha rappresentato l’occasione per analizzare i risultati presenti nel dossier, in particolare riguardo all’effettivo riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie nel Comune di Roma e in alcuni Comuni della Provincia.

I numeri emersi sono evidenti: il Lazio è la sesta regione in Italia per numeri di beni confiscati, con la provincia di Roma al quinto posto della classifica nazionale per numero di beni.

Purtroppo ad eccezione di pochi casi isolati, rimane a tutt’oggi ancora oscuro il destino di attribuzione di questa miriade di beni immobili, che dovrebbe invece diventare un’occasione concreta di promozione della cultura democratica se avesse un’adeguata collocazione nel tessuto urbano, un corretto riutilizzo sociale.

Da questa carenza di conoscenze e informazioni nasce quindi la lodevole iniziativa realizzata da una serie di associazioni presenti a Roma e Provincia che hanno deciso insieme di realizzare un’attività di ricerca e monitoraggio sui beni confiscati e consegnati nel Comune di Roma e in alcuni Comuni della provincia.

La ricerca ha fatto emergere marcate anomalie e inquietanti sorprese: accanto ad encomiabili attività di gestione sociale di questi beni, che rimangono comunque poco conosciute e valorizzate, sono scaturite situazioni di abbandono di immobili consegnati dal Demanio alle amministrazioni locali e tutt’ora vuoti.

Risultano negozi e terreni occupati da attività commerciali o da depositi privati, situazioni perlomeno dubbie di appartamenti e ville formalmente destinati ad emergenza abitativa, sconosciute persino ai servizi sociali degli stessi Municipi interessati. Gli immobili in sostanza ospitano varie attività che mal si conciliano con le finalità della Legge 109/96 che li vorrebbe restituiti alla collettività, garantendo quindi la giusta conclusione al difficile e oneroso lavoro investigativo e giudiziario che ha permesso la sottrazione di tali patrimoni alle mafie.

Ma l’attività di ricerca si pone anche un’altra finalità: quella di sollecitare una maggiore e diversa attenzione da parte delle Istituzioni con lo scopo di perseguire l’obiettivo del 100% di effettivo riutilizzo sociale dei beni confiscati. La strada da fare è molto lunga e serve l’impegno di tutti per consentire un’attenta attività di verifica delle procedure di assegnazione che metta al centro la trasparenza dei patrimoni sottratti alle mafie.

Attraverso questa auspicata sinergia tra Istituzioni e Società civile si deve creare un sistema efficace e trasparente che abbia come obiettivo primario la promozione all’uso sociale, la trasparenza e il monitoraggio.

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