10 gennaio, 2011

PROMEMORIA 10 gennaio 1927 - Prima del film Metropolis di Fritz Lang


Prima del film Metropolis di Fritz Lang
Metropolis (Metropolis) è un film muto del 1927 considerato il capolavoro del regista austriaco Fritz Lang. È tra le opere simbolo del cinema espressionista ed è universalmente riconosciuto come modello di gran parte del cinema di fantascienza moderno, avendo ispirato pellicole quali Blade Runner e Brazil.

Trama

Il funzionamento di Metropolis
Ben prima di George Orwell e del suo romanzo 1984, Lang ipotizza un possibile 2026, esattamente 100 anni di distanza da quello di produzione del film, nel quale le divisioni classiste sembrano accentuarsi; negli sfavillanti grattacieli di Metropolis, infatti, vivono gli industriali, i manager, i ricchi e nel sottosuolo vivono gli operai confinati in un ghetto, di cui i ricchi sembrano neanche ricordarsi; il capo di tutto questo è l'imprenditore-dittatore John Fredersen (Alfred Abel), che vive in cima al grattacielo più alto, quello coi rostri come piste di atterraggio per aerei (abbastanza evidente è il richiamo al Chrysler Building di New York); suo figlio Freder (Gustav Frölich) vive in un irreale giardino dell'Eden, popolato da sensuali fanciulle. Improvvisamente irrompe nel giardino l'insegnante e veggente Maria (Brigitte Helm), accompagnata dai figli degli operai, che lo invita a guardare i "suoi fratelli", in un forte campo-controcampo a 180º.
Freder rimane così colpito dalla visita di questa donna che decide di visitare il sottosuolo e immediatamente si rende conto delle condizioni disumane in cui sono costretti a lavorare gli operai, i quali anche se stremati non possono commettere il minimo errore pena l'esplosione della macchina di cui si occupano e la morte dei meno fortunati, evento a cui Freder assiste. Ancora in preda alle allucinazioni, dovute allo scoppio e ai fumi fuoriusciti, vede la macchina come un grande Moloch che ingoia le sue vittime umane (il riferimento è al film Cabiria, del 1914); sconvolto da tanto orrore e brutalità decide di parlarne con suo padre per far cambiare le cose.
Il padre si preoccupa solo della minaccia che l'incidente può costituire per il suo potere.

Freder e Maria
Il responsabile delle macchine Grot (Heinrich George) porta delle mappe trovate nei vestiti degli operai morti. Fredersen licenzia l'assistente Josaphat (Theodor Loos), per non avergli riferito in tempo dell'incidente e delle mappe trovate in tasca agli operai. Il figlio, disapprovando la scelta del padre, rincorre l'assistente e lo salva dal suicidio; con questa sequenza inizia il viaggio di Freder nei sobborghi di Metropolis, tra i suoi fratelli. Fredersen fa seguire il figlio da una spia, lo Smilzo (Fritz Rasp).
Freder decide di fingersi operaio per vivere sulla propria pelle le fatiche dei lavoratori, regala i vestiti a 11811 (Erwin Biswanger), un operaio sfinito dalla fatica, e lo sostituisce alla macchina: il suo lavoro è quello di spostare continuamente le lancette su una ruota in maniera da collegare due luci che si illuminano sul bordo; in una visione la sua macchina si trasforma in un enorme quadrante di orologio che segna dieci ore, le dieci ore del turno di lavoro, e quando sta per terminare sembra tornare minacciosamente indietro. Ben presto Freder si rende quindi conto delle condizioni disumane in cui sono costretti a lavorare i dipendenti di suo padre, costretti a sopportare calore, fumi e orari impossibili che lo fiaccano alla soglia dello svenimento; intanto un operaio con aria cospiratrice non riconosce Freder e gli dà appuntamento alla fine del turno nel sottosuolo perché una "lei" li vuole vedere.
Questa donna è Maria (nome e ruolo non sono casuali, Lang ha voluto far parlare di pace e d'amore una donna simbolo di purezza cristiana) che accoglie gli operai sfiniti dal lavoro raccontando la storia della Torre di Babele, che simboleggia la Metropolis costruita dalle loro braccia per farci abitare i ricchi, così come la torre di Babele fu costruita per avvicinarsi al cielo dagli schiavi.
Maria predica la pace futura e l'avvento di un mediatore che porrà fine alle iniquità perpetrate dai capitalisti sugli operai; questi però, sfiniti dalla dura giornata lavorativa, ascoltano con malavoglia le parole di Maria e uno di loro a gran voce dice che non aspetteranno ancora per molto. Mentre gli operai se ne vanno, Freder rimane inginocchiato, estasiato dalle parole di Maria, tanto da innamorarsene, e questo amore viene ricambiato dalla giovane ragazza che lo bacia e gli dà appuntamento alla cattedrale per il giorno dopo.

Il rapimento
Nel frattempo il padre di Freder fa visita all'inventore delle macchine di Metropolis, Rotwang (Rudolf Klein-Rogge), che vive da solo, struggendosi per la perdita di Hel, la madre di Freder morta di parto, che scelse Fredersen al suo posto. Rotwang ha progettato un robot (sempre Brigitte Helm), che chiama uomo-macchina, in grado di sostituire in tutto l'uomo; questo robot sembra avere un corpo da donna, e proprio una donna diventerà poiché l'inventore è capace di trasformare quell'ammasso di metallo in una figura indistinguibile da una persona in carne e ossa.
Fredersen chiede all'inventore cosa rappresentino le mappe trovate in tasca agli operai: l'inventore capisce che si tratta delle catacombe, situate ad un terzo livello della città, al di sotto delle abitazioni dei lavoratori. Facendogli segno di seguirlo, lo conduce attraverso un intricato percorso che li porterà ad ascoltare il discorso di Maria. Fredersen capisce che il figlio non aveva tutti i torti quando parlava di possibili rivolte operaie e decide pertanto di prendere le contromisure, incaricando l'inventore di rapire Maria per dare al robot le sue sembianze, in modo da poter controllare i malumori degli operai attraverso la predicazione di una falsa Maria.
L'inventore rapisce Maria e, per mezzo di un congegno basato su onde elettromagnetiche, copia l'esteriorità di Maria e la trasferisce al robot, BEL.

Il robot
La Maria-robot viene inviata in un bordello della zona dei divertimenti di Metropolis, Yoshiwara, alla presenza dell'aristocrazia di Metropolis, esibendosi in uno spogliarello in cui mette a nudo le grazie ricevute dalla Maria-umana; il pubblico, tutto maschile, rimane a bocca aperta per la bellezza della donna e si scatena in contese e follie dettate dalla lussuria senza freno della donna robot, incarnazione della Grande Meretrice biblica. Nella scena la finta Maria appare a cavallo di un mostro che evoca l'Apocalisse di Giovanni.
Il giovane Freder, dopo aver scoperto il robot nell'ufficio del padre e convinto che sia la vera Maria, si ammala e cade preda di terribili allucinazioni. Maria in realtà è ancora nella casa di Rotwang, dove quest'ultimo le confessa di aver programmato il robot affinché esso spinga gli operai a distruggere le macchine, contravvenendo per vendetta alle istruzioni di Fredersen, suo antico rivale in amore; quindi le intima di rimanere con lui. La Maria-robot aizza gli operai a cui non par vero di iniziare la "rivoluzione": solo Freder capisce immediatamente che colei che sta parlando non è la vera Maria, ma non viene creduto perché veste gli abiti borghesi e per questo viene picchiato e scacciato dal sottosuolo.
Gli operai si ribellano, fuoriescono in massa dal sottosuolo. Maria stessa incita a non lasciare indietro né uomini né donne. Fredersen, avvisato da Grot della situazione, dà ordine di aprire i cancelli e lasciare arrivare la folla alla Heart Machine, il generatore che alimenta la città. La distruzione del generatore causerebbe l'allagamento del sottosuolo, e quindi delle case degli stessi insorti. La falsa Maria, alla testa dei ribelli, sovraccarica il generatore, che esplode.
La ribellione [modifica]
Metropolis, regno del lusso e del benessere, collassa: il maestoso sistema d'illuminazione cessa di funzionare e le ripide strade della città divengono un cimitero di lamiere. Fredersen si rende conto di quanto sta accadendo dopo essersi recato a casa di Rotwang per ricevere consiglio ed aver scoperto il piano di distruzione di quest'ultimo: preso dalla disperazione, tramortisce lo scienziato, permettendo così a Maria di fuggire e di salvare, assieme a Freder, i bambini imprigionati nel sottosuolo allagato.
Fredersen è disperato per la perdita del figlio, e lo Smilzo gli ricorda che all'indomani dovrà rendere conto a migliaia di persone infuriate di quello che è successo ai loro figli nella città sotterranea.
Maria discende nella città sotterranea per cercare di sedare la ribellione, ma rimane isolata dalla caduta degli ascensori causata dall'esplosione.

La vendetta e la pacificazione
Intanto gli operai, felici per aver distrutto le cause della loro oppressione, ballano e cantano intorno alle macchine; a ricondurli alla ragione ci pensa il guardiano della macchina centrale Grot che ricorda loro di non aver pensato alle conseguenze del loro operato, ovvero che con la distruzione delle macchine le loro case si sarebbero allagate e all'interno di esse vi erano i loro bambini.
Anche gli operai, dopo aver ascoltato le parole del capo-operaio, cadono in uno stato di prostrazione e in preda al furore vendicativo decidono di punire colei che li ha spinti alla rivolta, Maria. Inizialmente viene catturata la vera Maria, che riesce a fuggire nascondendosi a Yoshiwara. Per un fortunato scambio i ribelli catturano la Maria-robot che viene legata a un palo e bruciata come una strega, tra le urla di Freder, trattenuto a stento dalla folla assetata di vendetta, il quale crede sia la sua amata; di sangue però non ne scorre, poiché "sciolta" l'esteriorità di Maria, rimane il metallo lucido del robot tra lo stupore e lo spavento dei carnefici.
La vera Maria viene nuovamente catturata da Rotwang che, invasato, la scambia per Hel, e la insegue fino alla terrazza della cattedrale gotica. Freder li segue e si scaglia contro l'inventore per salvare Maria, la quale viene portata da Rotwang sopra il tetto a spiovente. Nel frattempo Fredersen giunge alla piazza e assiste a tutta la scena, con la paura che il figlio possa essere scaraventato a terra dall'inventore; fortunatamente Freder riesce a spuntarla e a morire è Rotwang che precipita dalla cattedrale. La sequenza finale segna l'intesa tra gli operai e il padrone avvenuta tramite Freder, il mediatore profetizzato da Maria che finalmente è arrivato a portare pace ed armonia tra le genti.
Il finale del film, scritto da Thea von Harbou, venne in seguito ripudiato da Lang. Quello scritto da Lang avrebbe visto i due innamorati partire su un razzo, mentre la città veniva distrutta dagli sconvolgimenti della ribellione.

Produzione
L'ispirazione per Metropolis deriva da un'esperienza personale di Lang. Mentre stava arrivando negli Stati Uniti per la prima di I Nibelunghi, Lang rimase colpito e impressionato dalla vista notturna di New York e del suo skyline.
La produzione impegnò la troupe per diciannove mesi: trecentodieci giorni di riprese e sessanta notti furono necessarie per produrre 600.000 metri di pellicola.
Erich Pommer e la casa di produzione UFA non badarono a spese per la lavorazione, assoldando 36.000 comparse.
La lavorazione si protrasse dal 22 maggio 1925 al 30 ottobre 1926. Vennero girati 620.000 metri di negativo, e impiegati (secondo la pubblicità) 8 attori di primo piano, 25.000 uomini, 11.000 donne, 1.100 calvi, 250 bambini, 25 neri, 3.500 paia di scarpe speciali, 50 automobili.
L'investimento superò i 50 milioni di marchi tedeschi di allora.
Queste spese non vennero coperte dagli introiti della pubblicazione, tanto che la UFA andò in bancarotta: Alfred Hugenberg, editore e membro del Partito Nazista, comprò la UFA trasformandola in parte della macchina propagandistica del nazismo.

Tecnica
Il film è costruito come un'opera lirica ed è nettamente diviso in tre parti: il "Prologo", che dura per l'intera prima metà del film, un breve "Intermezzo", e un "Furioso" che segna le scene finali.
Dal punto di vista tecnico nel 1927 Metropolis era un film prodigioso. Faceva uso di tecniche di ripresa allora strabilianti. Tra queste, spiccava l'introduzione del cosiddetto Effetto Schüfftan, dal nome del fotografo Eugen Schüfftan, che permetteva la creazione di mondi virtuali a costi relativamente bassi. Si trattava di una proiezione di fondali dipinti, tramite un sistema di specchi inclinati a 45 gradi; lo specchio poteva essere grattato in una o più parti, in modo che lo sfondo comparisse solo in alcuni punti della pellicola, curando nel dettaglio la profondità di campo. Nelle restanti parti si potevano poi usare scenografie tradizionali ed attori in carne ed ossa, con uno straordinario effetto di realtà. Questa tecnica venne usata per esempio per creare l'enorme stadio di Metropolis (effetto Schüfftan nella parte alta e veri corridori nella parte bassa), la Città dei Lavoratori, la Torre di Babele o le viste aeree di Metropolis.
In Metropolis si registra inoltre l'introduzione nel cinema d'autore del Passo uno, ovvero le riprese effettuate per singoli fotogrammi. Non esistendo tecniche di editing adatte, le scene con esposizioni multiple sono state realizzate direttamente sul posto, riavvolgendo la pellicola e filmandovi sopra più volte, in alcuni casi anche per 30 passaggi. Questa tecnica è molto difficile e delicata, in quanto un solo errore comprometterebbe tutto il lavoro. Tra le scene più complesse quella degli occhi spalancati e sovrapposti nel bordello di Yoshiwara, che rappresenta la libidine degli uomini attratti dall'esibizione della finta Maria.
Essenziale nella cinematografia di Lang è la composizione dell'inquadratura, che crea un vero e proprio universo visionario senza però ostacolare la narrazione della storia. Lang fu anzi un maestro nel raggiungere un perfetto punto di equilibrio tra storia narrata, che scorre chiara e e forte, e l'uso di effetti speciali ricchi di immagini travolgenti e simboliche.

Contenuti
Il film risente delle idee della sceneggiatrice Thea von Harbou (all'epoca moglie del regista), autrice di un romanzo d'appendice pubblicato nei primi anni dieci, che si discosta però in più punti dalla trama del film.
Thea von Harbou, scriverà la sceneggiatura di Metropolis ispirandosi alle storie di fantascienza di H.G. Wells, di Verne e di Villiers de l'Isle-Adam. Lang si servirà di molte cose (costruzione di immense scenografie, abile utilizzazione dei modellini, un enorme numero di comparse, circa un anno di lavorazione) per dar corpo a questa grandiosa utopia, a questo «sogno di pietra» che può essere considerato, a piacere, come un inno o una sfida all'ideologia totalitaria. Vi è certamente un duplice movimento di fascinazione e di repulsione, che l'ambiguità del messaggio finale, tentando di conciliare l'arbitrarietà del potere e le esigenze della giustizia sociale, non riesce a neutralizzare. Lang ne era molto cosciente: «La conclusione è falsa, già non l'accettavo più mentre stavo girando il film», dichiarò nel 1959 ai «Cahiers du cinéma». Nel 1971 rende questa opinione più sfumata: «Thea von Harbou aveva immaginato che mediatore tra cervello dirigente e mano esecutrice poteva essere il cuore. Questo mi sembrava allora puerile, utopico. Ma mi sono accorto che la gioventù delle università tende verso questa soluzione.» Metropolis è dunque un film nazista o un film progressista? Ancora se ne dibatte.[2][3]
La grandezza di Lang in questo film sta comunque nell'uso estremamente raffinato di immagini simboliche di forza straordinariamente innovativa e in contrasto col contenuto regressivo e apocalittico. Inoltre vi è l'accostamento volutamente stridente tra la grande modernità della città futuristica e alcune scene che riecheggiano un passato oscuro e sinistro (la cattedrale gotica con le statue dei vizi e della morte che si animano, le citazioni bibliche, il dio Moloch, le catacombe...).

Accoglienza
Metropolis fu proiettato per la prima volta il 10 gennaio 1927 all'UFA-Palast am Zoo di Berlino. Nella sua storia, ottenne recensioni tutt'altro che positive:
Uno dei peggiori film mai fatti (Herbert George Wells)
Un film retorico, banale, pesante, intriso di romanticismo superato... ma se opponiamo alla storia la fotogenia plastica del film, allora reggerà qualsiasi confronto, ci sconvolgerà come il più bel libro d'immagini mai visto (Luis Buñuel)
Adolf Hitler amava Metropolis e lo considerava uno dei suoi film preferiti, come altre opere di Lang.
Il film non ebbe grande successo in Europa, ma negli Stati Uniti, al Rialto di New York, alla prima nazionale si presentarono oltre 10.000 persone.
Il valore culturale e tecnico del film lo ha portato ad essere stato il primo film inserito nel registro Memory of the world, un progetto dell'Unesco nato nel 1992 per salvaguardare le opere documentarie più importanti dell'umanità.

Versioni

Non esiste una vera e propria edizione "ufficiale" del film. Lang montò la prima versione, che venne subito accorciata di oltre 30 minuti. Altre versioni furono rilasciate in seguito. Oggi quella riconosciuta come più attendibile è quella restaurata da Enno Patalas nel 1984 per la Cineteca di Monaco, da 147 minuti.
Una versione restaurata è stata edita nel 2001, recuperando parte del materiale originale sopravvissuto. Una versione da 115' è comunemente reperibile su DVD. Esiste una versione con colonna sonora ridoppiata con brani del musicista Philip Glass provenienti per la maggior parte dall'album Powaqqatsi.
Esiste una versione del film da 87 minuti ricolorata e ridoppiata con colonna sonora rock, realizzata nel 1984 dal musicista Giorgio Moroder. Tra i brani inseriti nel commento sonoro è presente il brano Love Kills di Freddie Mercury; erroneamente è spesso dato per presente anche il brano Radio Ga Ga dei Queen, il cui video utilizza proprio spezzoni del film. Inoltre gli stessi Queen durante il tour del 1985 ispirarono la scenografia del palco al film, con enormi ruote che giravano sullo sfondo ed esplosioni (una testimonianza la si ha grazie alla registrazione video del Live in Rio dello stesso anno).
Prima del ritrovamento, avvenuto a Buenos Aires il 2 luglio 2008, del 95% del materiale mancante, in una bobina posseduta da un collezionista privato, si riteneva che dell'originale Metropolis sopravvivessero solo tre quarti dei negativi ed alcune copie d'epoca di versioni ridotte. Le scene ritrovate sono state prese in custodia dalla Fondazione Friedrich Wilhelm Murnau in Germania, a breve quindi sarà possibile ricostruire il film integralmente.
Sono andati perduti, con tutte le sceneggiature, i modellini e il robot Maria, distrutti durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale: una copia si trova però al Museo della cinematografia di Parigi.

Citazioni

Il film è il primo modello per tutta la cinematografia fantascientifica e nel tempo sono state moltissime le citazioni e omaggi, soprattutto in epoca contemporanea.
Tra i tanti film famosi di fantascienza che citano o si ispirano a questa pellicola si ricordano Blade Runner (ad es.: la marcata somiglianza di Eldon Tyrell con il custode del giardino dell'eden), Terminator, Brazil, Mr. Hula Hoop, Delitti e segreti, Guerre Stellari, (da notare la somiglianza tra l'androide Maria e C-3PO e tra Rotwang ed Anakin Skywalker: entrambi hanno una mano robotica coperta da un guanto di pelle) e Matrix. Esiste un film d'animazione giapponese del 2001 ispirato al film di Lang, intitolato anch'esso Metropolis. Joker, l'acerrimo nemico di Batman, nel famoso film Batman (di Tim Burton), muore precipitando da una cattedrale, stessa sorte di Rotwang. Sempre in Burton è riconoscibilissima la similitudine tra la fabbrica della cioccolata in La fabbrica di cioccolato e i giganteschi macchinari del film di Lang.
Brani del film sono inoltre contenuti nel video musicale di Radio Ga Ga dei Queen, e anche il videoclip di Haddaway Life si ispira alla scena in cui viene fatto il clone meccanico di Maria; anche Madonna nel video Express Yourself (1989) riprende le scenografie del film.

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