01 settembre, 2010

PROMEMORIA 1 settembre 2004 - A Beslan (Ossezia Settentrionale-Alania, Russia) dei terroristi ceceni armati prendono in ostaggio centinaia di bambini


A Beslan (Ossezia Settentrionale-Alania, Russia) dei terroristi ceceni armati prendono in ostaggio centinaia di bambini e adulti nella scuola elementare della città.
L'attacco iniziale ebbe luogo il 1º settembre 2004, il primo giorno dell'anno scolastico in Russia, chiamato "Primo settembre" o "Giorno della conoscenza". I bambini, accompagnati dai genitori e spesso da altri parenti, presenziano ad una cerimonia di apertura ospitati dalla scuola. Secondo la tradizione, gli studenti del primo anno donano un fiore a quelli che accedono all'anno finale e vengono quindi accompagnati nelle loro classi dai ragazzi più anziani. Si pensa che i terroristi abbiano scelto questo giorno particolare per avere maggiore visibilità.
La scuola Numero Uno (SNO) di Beslan, che sorgeva accanto al distretto di polizia, era una dei 7 istituti scolastici presenti nella cittadina, con 59 insegnanti, diverse persone dello staff e 900 bambini compresi fra l'età di 6 e 18 anni. La palestra, dove la maggior parte degli stimati 1200 ostaggi passarono le 56 ore, era di recente costruzione e misurava 25 metri in lunghezza per 10 in larghezza.
A causa della ricorrenza dell'apertura dell'anno scolastico, il numero di persone nella scuola al momento dell'irruzione era considerevolmente più alto rispetto ad un normale giorno scolastico. Molte famiglie quel giorno portarono i loro bambini alla cerimonia anche a causa della chiusura, a seguito di un problema nella fornitura di gas, del centro ricreativo locale.
Presa degli ostaggi
Alle ore 09:30 locali, un commando di 32 persone armate, con il volto coperto da passamontagna e in alcuni casi dotate di cinture esplosive, giunse all'edificio utilizzando due mezzi di trasporto, un furgone precedentemente rubato alla polizia e un secondo furgone militare, prendendo d'assalto la scuola. Inizialmente, alcuni presenti scambiarono il gruppo di terroristi per un gruppo di forze speciali russe impegnate in una esercitazione militare. I terroristi chiarirono immediatamente ai presenti la loro identità iniziando a sparare in aria e obbligando la gente presente all'esterno dell'istituto scolastico a dirigersi nella palestra. Durante il caos iniziale, 65 persone riuscirono a sfruttare la confusione per fuggire ed allertare così le autorità.
Dopo uno scambio a fuoco con la polizia locale e un civile armato ucciso (in seguito venne riportato che un terrorista era stato colpito), il commando prese possesso dell'edificio scolastico con circa 1300 persone in ostaggio, le quali vennero ammassate nella palestra. Successivamente ritirarono a chiunque il telefono cellulare. Una delle donne facente parte del gruppo di sequestratori minacciò gli ostaggi avvisandoli che se avesse trovato qualcuno nascondere un telefono, avrebbe ucciso quella persona e altre tre con lui.Il commando di separatisti ceceni urlò quindi delle regole: nessuno doveva parlare se non chiamato a farlo e tutti dovevano parlare in russo. Un padre di famiglia, Ruslan Betrozov, fu incaricato di calmare le persone più agitate e di ripetere le regole nella lingua locale.
Dopo aver radunato gli ostaggi in palestra, il commando separò e uccise da 15 a 22 degli adulti maschi presenti fra gli ostaggi.Uno degli uomini, Aslan Kudzayev, riuscì a sopravvivere saltando dalla finestra. Il commando obbligò alcuni degli ostaggi a gettare alcuni corpi dalla finestra in segno di dimostrazione verso la polizia e scelse alcuni bambini per ripulire il sangue dal pavimento.

Inizio dell'assedio
Un cordone di sicurezza fu immediatamente posizionato intorno alla scuola, costituito da agenti dell'esercito russo, unità Vympel, membri delle forze Omon, i gruppi Alpha. Ben poche ambulanze invece erano presenti sul luogo dell'assedio. Il governo russo inizialmente minimizzò il numero degli ostaggi, affermando ripetutamente che all'interno della scuola erano presenti soltanto 354 persone. Questo fece infuriare parte del commando, che di conseguenza maltrattò gli ostaggi.
I sequestratori minarono la palestra e il resto dell'edificio con congegni esplosivi improvvisati. Successivamente dimostrazioni atte a scoraggiare qualsiasi tentativo di intervento della polizia videro il commando minacciare di uccidere 50 ostaggi per ogni loro membro ucciso dalla polizia e di uccidere 20 ostaggi per ogni loro compagno ferito. Minacciarono inoltre di far esplodere l'intera struttura scolastica se il governo russo avesse forzato il blitz della polizia.
Karen Mdinaradze, il cameraman della squadra di calcio russa dell'Alania, sopravvisse ad una misteriosa esplosione nella quale perse un occhio.[11] Apparentemente, una delle donne del commando fece detonare accidentalmente la cintura esplosiva che indossava, uccidendo altri due membri del commando e diversi ostaggi adulti.
Secondo un'altra versione invece, l'esplosione fu causata dal leader del gruppo, Ruslan Tagirovich Khuchbarov, che gestiva a distanza le cinture esplosive indossate dai suoi complici, in modo da poter uccidere i membri del suo commando che disobbedivano, che mostravano di non essere in sintonia con le sue decisioni o per intimidire altri possibili dissidenti.
Il governo russo inizialmente affermò che non avrebbe utilizzato la forza per salvare gli ostaggi e le trattative per una pacifica risoluzione della crisi si protrassero infatti per oltre due giorni, dirette da Leonid Roshal, un pediatra che gli assalitori chiesero facesse da mediatore. Leonid Roshal aiutò le trattative per il rilascio dei bambini durante la crisi del teatro Dubrovka a Mosca nell'ottobre del 2002. Secondo alcuni però, le autorità russe lo confusero con Vladimir Rushailo, un ufficiale russo.

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