15 maggio, 2010

PROMEMORIA 15 maggio 1970 - L'ultimo LP dei Beatles, Let It Be, viene pubblicato negli Stati Uniti.


L'ultimo LP dei Beatles, Let It Be, viene pubblicato negli Stati Uniti.
Let It Be è il titolo dell'ultimo disco - e del relativo brano guida - pubblicato dai Beatles. Registrato pressoché interamente in "presa diretta" (ovvero senza incidere svariate versioni per scegliere la migliore, né prendendo parti delle varie takes o facendo delle sovraincisioni) nel mese di gennaio del 1969, venne distribuito soltanto l'anno successivo, cioè nel 1970, l'anno dello scioglimento ufficiale del gruppo.

Il disco

Sebbene l'ultima fatica in studio dei quattro di Liverpool fosse stata la registrazione di Abbey Road (avvenuta nell'agosto del 1969 nelle sale di registrazione situate appunto in Abbey Road), nella sequenza cronologica della loro discografia Let It Be compare per ultimo: la ragione di questo scambio è peculiare.
Il progetto - originariamente concepito con il titolo Get Back - era stato ideato da Paul McCartney, forse il più attivo e lucido in questa fase della vita del gruppo, come un recupero di quell'impronta rock e dell'approccio live che li aveva caratterizzati all'inizio della loro carriera.
L'idea di fondo era che - al pari del primo disco Please Please Me, registrato in un'unica seduta di 12 ore nel 1962 - i Beatles dovessero abbandonare le strumentazioni elettroniche e le sovraincisioni a vantaggio delle registrazioni in presa diretta.

Le sessioni di registrazione
Così, come nelle intenzioni di Paul McCartney, nel corso delle sessioni di registrazione che si produssero tra il 2 e il 31 gennaio 1969 negli studi di Twickenham prima, e di Savile Row dopo, i Beatles si raccolsero nel tentativo di tornare al rock'n'roll live degli esordi.
Nel corso delle prove, quello che doveva essere l'evento live conclusivo - scartate le proposte di un concerto nel deserto africano o di uno show su una nave nel Mediterraneo per l'opposizione di George Harrison (contrario a concerti dal vivo) e di Ringo Starr (che non ne volle sapere di lasciare l'Inghilterra per l'Africa a causa delle sue intolleranze alimentari) - si trasformò in una performance tenutasi il 30 gennaio 1969 sul tetto dell'edificio di Savile Row, sede della Apple, etichetta di proprietà degli stessi Beatles.
Delle Get Back sessions sono state messe in circolazione tra i collezionisti le registrazioni. L'intero mese di prove è stato infatti registrato da due telecamere che avrebbero dovuto filmare ininterrottamente il processo creativo della band. Tali registrazioni sono illuminanti in merito allo stato di malessere interno al gruppo, nonché per sfatare alcune leggende che attribuiscono a Yoko Ono la colpa dello scioglimento della collaborazione tra i quattro.
Può infatti notarsi come John Lennon fosse fortemente condizionato dall'uso di droghe (eroina) e pervaso da un approccio introspettivo che aveva Yoko come unico riferimento esterno; George Harrison provasse forte disagio nel non vedere seriamente prese in considerazione le canzoni da lui composte e il suo apporto al punto da meditare di formare un gruppo tutto suo con Eric Clapton; Paul McCartney ritenesse di dover comunque andare avanti e scongiurare la rottura definitiva proponendosi quale guida dei quattro.
Nel corso delle prove, George Harrison abbandonò momentaneamente il gruppo in seguito a una furiosa discussione con Paul McCartney. La ripresa del progetto fu possibile soltanto a una condizione: lo spostamento delle sessioni dagli angusti studi cinematografici di Twickenham a quelli più sereni di Savile Row e l'abbandono di qualsiasi progetto di show dal vivo (George cedette tuttavia al concerto sul tetto). Nel medesimo frangente si aggiunse ai Beatles anche il tastierista jazz Billy Preston, che i fab four avevano conosciuto nei primi anni sessanta ad Amburgo. Fu lo stesso George Harrison a coinvolgerlo, in parte per scongiurare i litigi che continuavano a prodursi in seno alla band ma anche per ragioni prettamente tecniche: la decisione di evitare sovraincisioni richiedeva spesso di avere un altro strumentista. L'apporto di Preston servì a rasserenare gli animi e a posporre la rottura definitiva del gruppo.
Finite le prove e registrati i nuovi pezzi iniziò l'odissea del disco. I Beatles - insoddisfatti del risultato sia da un punto di vista compositivo che realizzativo lasciarono il missaggio delle tracce inizialmente all'ingegnere della EMI Glyn Johns che a marzo presentò un acetato che però fu giudicato inutilizzabile dal gruppo, che si era ormai disinteressato al progetto. Un successivo tentativo fu programmato a settembre, ma nuovamente riposto dopo che i Quattro chiesero a George Martin di fare ancora una volta il loro produttore per un nuovo disco (Abbey Road) completamente diverso in stile dal progetto Get Back. Successivamente le registrazioni furono affidate al produttore americano Phil Spector, famoso per il suo "muro del suono", che decise di applicare i suoi metodi, con una postproduzione accentuata.
Fu proprio l'applicazione del "muro del suono" ai pezzi di Let It Be a scatenare l'ennesimo litigio in seno ai quattro. Paul McCartney vide infatti pubblicato il disco con alcuni suoi brani stravolti: soprattutto The Long and Winding Road fu infatti modificata da Spector con l'aggiunta di violini e cori celestiali, mandando su tutte le furie il suo compositore (bisogna però dire che nei concerti degli anni seguenti McCartney suonò la canzone seguendo l'arrangiamento deciso da Spector). L'album fu comunque pubblicato l'8 maggio 1970, quando i Beatles si erano già sciolti. Il disco era abbinato ad un album fotografico costituito da pregevole carta patinata in formato A4, contenente oltre 200 immagini in vario formato scattate da Ethan Russel, che documentavano il lavoro svolto in studio, compresi i momenti di relax.
Nel novembre 2003 venne pubblicato un disco, Let It Be... Naked, che secondo Paul McCartney assomigliava maggiormente al progetto iniziale. Oltre a missaggi diversi dei vari brani, sono state eliminate Dig It e Maggie Mae, e aggiunta al loro posto Don't Let Me Down.
Una nota curiosa: la copertina di Get Back fu scattata nello stesso luogo (il palazzo della EMI) dove era stata presa quella del loro primo album, Please Please Me; la foto, assieme a una foto alternativa del 1962, apparve poi nella copertina delle due raccolte L'album blu e L'album rosso.

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