27 dicembre, 2009

PROMEMORIA 27 dicembre 1947 - Il Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola promulga la Costituzione della Repubblica Italiana


Il Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola promulga la Costituzione della Repubblica Italiana.
Enrico de Nicola (Napoli, 9 novembre 1877 – Torre del Greco, 1º ottobre 1959) è stato un politico e avvocato italiano. Fu il primo Presidente della Repubblica Italiana. Fu infatti eletto Capo provvisorio dello Stato dall'Assemblea Costituente e dal 1º gennaio 1948, a norma della prima disposizione transitoria della Costituzione, assunse titolo ed attribuzioni del Presidente della Repubblica. Precedentemente era stato Presidente della Camera dei Deputati dal 26 giugno 1920 al 25 gennaio 1924
Avvocato penalista di notorietà nazionale, politicamente di area liberale giolittiana, fu eletto per la prima volta deputato nel 1909 (XXIII legislatura) nel collegio di Afragola. Riconfermato sino alla XXVI legislatura, all'epoca della marcia su Roma (1922) si ritrova garante del patto nazionale di pacificazione tra fascisti e socialisti, poi abortito. Era persino di simpatie monarchiche, e questo rappresentava un segnale di pacificazione e di unità nazionale dopo un referendum molto combattuto.
Dopo l'incarico a Mussolini di formare un governo in funzione antisocialista e stabilizzatrice, si ritrovò, nei liberali e coi democristiani, ad appoggiarne la fiducia.
Fu presidente della Camera fino al 1924, quando decise di non ricandidarsi alle elezioni col listone nazionale assieme ai fascisti. Nel 1929 fu nominato senatore del Regno, ma non prese mai parte ai lavori parlamentari, tranne in alcune commissioni giuridiche.
Nel 1943, dopo la caduta del regime, considerato figura autorevole della politica pre-fascista, fu chiamato a mediare fra gli Alleati e la Corona per consentire un più agevole passaggio di poteri ed è generalmente considerata una sua creazione l'istituzione della figura del Luogotenente, con la quale si riduceva l'impatto formale della sconfitta pur limitando la sovranità monarchica.
De Nicola, inoltre, è l'unico ad aver ricoperto sia la carica di Presidente del Senato sia quella di Presidente della Camera dei Deputati. Nella sua vita ricoprì anche la carica di Presidente della Repubblica e Presidente della Corte Costituzionale, trovandosi così ad esser stato a capo di 4 delle 5 cariche dello Stato.
In occasione del 50° anniversario della morte, la casa editrice Kairòs ha pubblicato la prima biografia completa e dettagliata sulla vita e l'opera di De Nicola che, intitolata Enrico De Nicola. Il presidente galantuomo, è opera del giornalista e scrittore napoletano Andrea Jelardi.

Le ragioni dell'elezione
Fu eletto dall'Assemblea Costituente capo provvisorio dello Stato il 28 giugno 1946. L'elezione fu il frutto di un lungo lavoro "diplomatico" fra i vertici dei principali partiti politici, i quali, superata una iniziale contrapposizione fra le candidature di Benedetto Croce e Vittorio Emanuele Orlando, avevano finalmente convenuto che si dovesse eleggere un presidente capace di riscuotere il maggior gradimento possibile presso la popolazione affinché il trapasso al nuovo sistema fosse il meno traumatico possibile; si convenne perciò che dovesse scegliersi un meridionale, a compensazione della provenienza settentrionale della maggioranza dei leader politici, e che (stante il risicato - e da parte monarchica contestato - scarto dei risultati del referendum istituzionale) dovesse trattarsi di un monarchico.
La contrapposizione delle candidature di Orlando (proposta da DC e destre) e di Croce (proposta dalle sinistre e dai laici) si protrasse sterilmente per lungo tempo e tardò ad essere composta (principalmente dall'incessante opera di convincimento condotta da De Gasperi) per evolvere alfine nella comune indicazione di De Nicola, ma anche dall'interessato venne un supplemento di ritardo, esasperante per l'alternanza di orientamenti, ora positivi, ora negativi, che pareva esternare.

I dubbi, l'umiltà
Noto infatti per una prudenza ai limiti dell'indecisione, De Nicola era contrastato da sentimenti diversi e morso da profondi dubbi, mal tollerati da chi desiderava conoscere una volta per tutte il suo volere definitivo. Andreotti avrebbe ricordato che in tale occasione Manlio Lupinacci scrisse sul Giornale d'Italia "Onorevole De Nicola, decida di decidere se accetta di accettare".[1] Fu eletto il 28 giugno 1946, con 396 voti su 501, e assunse la carica il 1º luglio. Il 25 giugno 1947 rassegnò le dimissioni, per presunti motivi di salute; le dimissioni non potevano essere respinte dalla Costituente, che lo ri-elesse il giorno dopo.
Dopo l'entrata in vigore della Costituzione, in occasione delle prime elezioni parlamentari del Presidente della Repubblica, la maggioranza elesse nuovo presidente della Repubblica il liberale Luigi Einaudi, e De Nicola divenne senatore a vita.

Cariche successive
Fu anche sottosegretario di Stato al Ministero delle Colonie e a quello del Tesoro. Esercitò le attribuzioni e assunse il titolo di presidente della Repubblica dal 1º gennaio 1948, a norma della prima disposizione transitoria della Costituzione.
Come ex Presidente della Repubblica, divenne senatore a vita. Fu Presidente del Senato della Repubblica dal 28 aprile 1951 al 24 giugno 1952, durante la I Legislatura. Si dimise in occasione delle votazioni per la legge elettorale sul c.d. premio di maggioranza (altrimenti detta legge truffa).
Il 2 dicembre 1955 fu nominato giudice della Corte Costituzionale dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Ricoprì l'incarico di Presidente della Corte Costituzionale dal 23 gennaio 1956 al 26 marzo 1957.
Il 1º ottobre 1959 morì nella sua casa di Torre del Greco.

Lo stile
Era particolarmente stimato per l'onestà, l'umiltà e l'austerità dei costumi.
Enrico De Nicola, giunto discretamente a bordo della sua auto privata a Roma dalla sua Torre del Greco, per assumere la carica (ponendo in subbuglio il mondo della politica e la polizia fino al suo arrivo), rifiutò lo stipendio previsto per il capo dello stato (12 milioni di lire) ed anzi spese preferibilmente sempre di tasca propria. Divenne famoso il suo cappotto rivoltato, dignitosissimo co-protagonista di numerosissime occasioni ufficiali.
Considerando la provvisorietà della sua carica, ritenne improprio stabilirsi al Quirinale, optando per Palazzo Giustiniani; durante la sua presidenza, ostentava un'agendina nella quale, asseriva, andava prendendo appunti sul corretto modo di esercitare la funzione presidenziale, quasi una sorta di codice deontologico per capi di stato. Il suo successore, Luigi Einaudi, fra le prime cose che fece da presidente volle dunque ricercare quest'agendina, ma, sostiene Andreotti, la trovò incredibilmente vuota, senza che De Nicola vi avesse scritto alcunché.[2]
Ad Afragola, il podestà Ciaramella ottenne dall'alto commissario per la Provincia di Napoli l'autorizzazione ad intitolargli una strada quando era ancora in vita.

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