21 ottobre, 2009

PROMEMORIA 21 ottobre 1967 - Guerra del Vietnam: più di 100.000 dimostranti si radunano a Washington.


Guerra del Vietnam: più di 100.000 dimostranti si radunano a Washington. Una manifestazione pacifica al Lincoln Memorial viene seguita da una marcia sul Pentagono e da scontri con i soldati e gli United States Marshal che proteggono l'edificio (L'evento si protrarrà fino al 23 ottobre; in 683 verranno arrestati). Dimostrazioni simili si svolgono in Giappone ed Europa Occidentale.
L'opposizione alla guerra su piccola scala iniziò nel 1964 nei campus delle Università. Ciò avvenne durante un periodo senza precedenti di attivismo politico studentesco di sinistra, e con l'arrivo all'età dell'università, della numerosa generazione dei cosiddetti "Baby Boomers". La crescente opposizione alla guerra è attribuibile in parte al più ampio accesso alle informazioni sul conflitto, disponibile agli statunitensi in età universitaria, se confrontato con quello delle generazioni precedenti, soprattutto grazie all'estesa copertura televisiva.

Migliaia di giovani statunitensi scelsero la fuga in Canada o in Svezia, piuttosto che rischiare la coscrizione. A quel tempo, solo una frazione di tutti gli uomini in età di leva venivano effettivamente chiamati alle armi; gli uffici del sistema di reclutamento, in ogni località, avevano ampia discrezionalità su chi arruolare e chi dispensare, in quanto non c'erano delle linee guida chiare per l'esonero. Le accuse di ingiustizia portarono all'istituzione di una "lotteria di leva" per l'anno 1970, nella quale, il giorno di nascita di un ragazzo, determinava il rischio relativo di essere arruolato.
Allo scopo di guadagnarsi l'esenzione o il rinvio, molti ragazzi ottennero un rinvio studentesco frequentando l'università, anche se ci dovevano rimanere fino al compimento del 26° compleanno, per essere sicuri di evitare l'arruolamento. Alcuni si sposarono, il che rimase motivo di esenzione per tutto il corso della guerra. Altri trovarono dei dottori accondiscendenti che sostenevano le basi mediche per una esenzione "4F" (inadeguatezza mentale), anche se i medici dell'esercito potevano dare, e davano, un loro giudizio. Altri ancora si unirono alla Guardia Nazionale o entrarono nei Corpi della Pace, come sistema per evitare il Vietnam. Tutte queste questioni sollevarono preoccupazioni sull'imparzialità con cui le persone venivano scelte per un servizio non volontario, in quanto toccava spesso ai poveri o a quelli che non avevano appoggi, di essere arruolati. Ironicamente, alla luce delle moderne questioni politiche, un'esenzione certa veniva data da una convincente dichiarazione di omosessualità, ma in pochi tentarono questa strada, a causa dell'etichettatura che tale dichiarazione comportava.
Gli arruolati stessi iniziarono a protestare, quando il 15 ottobre 1965, l'organizzazione studentesca "Comitato di coordinamento nazionale per la fine della guerra in Vietnam", inscenò la prima manifestazione pubblica negli USA, in cui vennero bruciate le cartoline di leva. La prima "lotteria di leva" negli USA, dalla seconda guerra mondiale, si tenne il 1 dicembre 1969 e fu accolta da grandi proteste e controversie; l'analisi statistica indicò che la metodologia di estrazione svantaggiava involontariamente i ragazzi nati verso la fine dell'anno. [1] La questione venne trattata estesamente in un articolo del New York Times del 4 gennaio 1970 intitolato: "Gli statistici denunciano che la lotteria di leva non è casuale".
Molti di quelli che non ricevettero mai un rinvio o un'esenzione, non prestarono servizio. Questo semplicemente perché il parco degli eleggibili era enorme, se comparato al numero di persone richieste per il servizio, e gli uffici di leva non si ponevano il problema di arruolarli o perché era disponibile una nuova annata di leva (fino al 1969) o perché avevano un numero della lotteria troppo alto (dal 1970 in poi).
La popolazione statunitense si polarizzò attorno alla guerra. Molti sostenitori della guerra ritenevano corretta quella che era conosciuta come la "Teoria del domino", la quale sosteneva che se il Vietnam del Sud cedeva alla guerriglia comunista, altre nazioni, principalmente nel Sud-est Asiatico, sarebbero cadute in rapida successione, come pezzi del domino appunto. I militari critici verso la guerra puntualizzarono che il conflitto era politico e che la missione militare mancava di obiettivi chiari. I critici civili argomentarono che il governo del Vietnam del Sud mancava di legittimazione politica, o che il supporto alla guerra era immorale. George Ball, sottosegretario di stato del Presidente Johnson, fu una delle voci solitarie dell'amministrazione, ammonendo contro la guerra in Vietnam.
Le agghiaccianti immagini di due attivisti pacifisti che si diedero fuoco nel novembre 1965, fornirono un simbolo di quanto fortemente alcune persone ritenessero che la guerra fosse immorale. Il 2 novembre il trentaduenne quacchero Norman Morrison si diede fuoco davanti al Pentagono e il 9 novembre il ventiduenne cattolico Roger Allen LaPorte fece lo stesso davanti al palazzo delle Nazioni Unite. Entrambe le proteste erano consapevoli imitazioni di proteste simili condotte in precedenza da monaci buddisti nel Vietnam del Sud.
Il crescente movimento pacifista allarmò molti all'interno del governo statunitense. Il 16 agosto 1966 il Comitato della Camera sulle Attività Antiamericane iniziò le indagini sugli americani che erano sospettati di aiutare i Viet Cong, con l'intenzione di introdurre una legislazione che rendesse queste attività illegali. I dimostranti pacifisti interruppero l'incontro e in 50 vennero arrestati.
Il 1º febbraio 1968, un sospetto ufficiale Viet Cong venne giustiziato sommariamente da Nguyen Ngoc Loan, un capo della polizia nazionale sudvietnamita. Loan sparò in testa al sospettato, sulla pubblica piazza, davanti a dei giornalisti. L'esecuzione venne filmata e fotografata e fornì un'altra immagine simbolo che aiutò a far spostare l'opinione pubblica statunitense contro la guerra.
Il 15 ottobre 1969, centinaia di migliaia di persone presero parte alla dimostrazione pacifista a livello nazionale detta "National Moratorium".
Gli USA capirono che il governo sudvietnamita aveva bisogno di una solida base di supporto popolare, se voleva sopravvivere all'insurrezione. Allo scopo di ottenere l´obiettivo di "vincere i cuori e le menti" dei vietnamiti, unità dell'esercito statunitense, indicate come unità per gli "Affari Civili", vennero utilizzate estensivamente, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale.
Queste unità, pur rimanendo armate e sotto diretto controllo militare, si impegnarono in quella che venne definita la "costruzione di una nazione": costruendo (o ricostruendo) scuole, edifici pubblici, strade e altre infrastrutture fisiche; realizzando programmi medici per i civili che non avevano accesso alle strutture mediche; facilitando la cooperazione tra i vari leader civili locali; organizzando corsi di formazione per i civili e attività simili.
Questa politica del cercare di vincere i "cuori e le menti" del popolo vietnamita, comunque, si scontrò spesso con altri aspetti della guerra che servirono ad inimicarsi molti civili. Questi comprendevano l'enfasi sulla "conta dei corpi", come mezzo per misurare il successo militare sul campo di battaglia, il bombardamento di villaggi (simboleggiato dalla famosa frase del giornalista Peter Arnett, "fu necessario distruggere il villaggio, allo scopo di salvarlo"), e l'uccisione di civili in incidenti come il Massacro di My Lai. Nel 1974 il documentario "Hearts and Minds" ("cuori e menti") affrontò questi problemi, e vinse un Premio Oscar al miglior documentario tra notevoli controversie. Anche il governo sudvietnamita si inimicò molti cittadini con la soppressione delle opposizioni politiche, attraverso misure come la detenzione di molti prigionieri politici, e il tenere elezioni presidenziali con un solo candidato nel 1971.
Nonostante le notizie sempre più deprimenti sulla guerra, molti americani continuarono ad appoggiare gli sforzi del Presidente Johnson. A parte la teoria del domino, precedentemente menzionata, era diffuso il sentimento che impedire una conquista del governo filo-occidentale sudvietnaminta, da parte dei comunisti, fosse un obiettivo nobile. Molti americani erano anche preoccupati di "salvare la faccia" in caso di un disimpegno dalla guerra o, come venne successivamente detto da Nixon, "ottenere la pace con onore".
Comunque anche i sentimenti contro la guerra iniziarono a crescere. Molti americani si opposero alla guerra per questioni morali, vedendola come un conflitto distruttivo contro l'indipendenza vietnamita, o come un intervento in una guerra civile straniera; altri la opposero perché sentivano che mancava di obiettivi chiari e appariva come non vincibile. Alcuni attivisti pacifisti erano essi stessi veterani del Vietnam, come evidenziato dall'organizzazione Veterani del Vietnam Contro la Guerra.

Molti degli oppositori alla Guerra del Vietnam erano visti all'epoca, e sono visti tuttora, più come sostenitori dei vietnamiti che come contrari alla guerra; il più famoso di questi fu l'attrice Jane Fonda. Molti dei contestatori vennero accusati di "sputare sui soldati del Vietnam" dopo il loro ritorno; comunque, la validità di queste accuse è obiettabile.
Nel 1968, Lyndon Johnson iniziò la sua campagna di rielezione. Un membro del suo stesso partito, Eugene McCarthy, corse contro di lui per la candidatura, con una piattaforma contro la guerra. McCarthy non vinse le iniziali elezioni primarie nel New Hampshire, ma fece sorprendentemente bene contro il Presidente in carica. Il colpo che ne risultò per la campagna di Johnson, preso assieme ad altri fattori, portò il Presidente, in un discorso televisivo del 31 marzo, ad annunciare il suo ritiro dalla corsa elettorale. Sempre nello stesso discorso annunciò anche l'avvio dei colloqui di pace di Parigi con il Vietnam. Quindi, il 4 agosto 1969, il rappresentante statunitense Henry Kissinger e quello nordvietnamita Xuan Thuy iniziarono dei negoziati segreti di pace, nell'appartamento parigino dell'intermediario francese Jean Sainteny. I negoziati comunque fallirono.
Afferrando l'opportunità creata dall'abbandono di Johnson, Robert Kennedy entrò in scena concorrendo alla candidatura, anch'egli con una piattaforma pacifista. Il vice di Johnson, Hubert Humphrey, si candidò invece promettendo di continuare l'appoggio al governo del Vietnam del Sud.
Kennedy venne assassinato in quella stessa estate (morì all'alba del 6 giugno del 1968, al Good Samaritan Hospital), ed Eugene McCarthy non fu in grado di vincere il supporto di cui Humphrey godeva, all'interno dell'élite del partito. Humphrey vinse la candidatura e corse contro Richard Nixon nell'elezione generale. Durante la campagna, si disse che Nixon avesse sostenuto di conoscere un piano segreto per porre fine alla guerra; questo fatto non avvenne mai. Si pensò che ciò fosse accaduto perché, a un certo punto, il suo avversario per la candidatura repubblicana, Gov. George Romney del Michigan, gli chiese: "Dov'è il tuo piano segreto?"
L'opposizione alla guerra del Vietnam in Australia si svolse su linee simili a quelle degli USA, in particolare con l'opposizione alla coscrizione. Mentre il disimpegno australiano iniziò nel 1970 sotto John Gorton, non fu fino all'elezione di Gough Whitlam, nel 1972, che l'arruolamento di leva ebbe fine.

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