19 ottobre, 2009

PROMEMORIA 19 ottobre 1987 "Lunedì Nero" della borsa di Wall Stree


"Lunedì Nero" della borsa di Wall Street, crollo dell'indice Dow Jones ed esplosione di un'enorme bolla speculativa, inevitabile effetto della sopravvalutazione dei prezzi delle azioni.
QUANDO Wall Street ha aperto, una ondata di cattive notizie era già arrivata dai mercati in Asia ed Europa, dove dollaro e borse hanno unilateralmente perso terreno. Gli speculatori dell' alta finanza a Tokyo e Hong Kong hanno visto che una riduzione dello 0,25 per cento nei tassi d' interesse in Germania Federale, Francia e Olanda non è bastata a risollevare la divisa Usa, convincendosi così che il dollaro non abbia altra alternativa che continuare a scendere. Un altro segno poco incoraggiante, notano gli esperti, è venuto dall' annuncio del ministro delle Finanze giapponese, Kiichi Miyazawa, secondo il quale Tokyo non ha intenzione di ridurre il suo tasso di sconto, come si sperava a Washington e a New York. La rinata fiducia nel mercato sta evaporando, commenta Andrew Bevan, un economista della Drexel Burnham Lambert, abbiamo avuto i tagli nei tassi in Europa, e non è successo niente, poi abbiamo avuto un accordo sul budget a Washington che non è esattamente un accordo, infine le speranze di una riunione a tempi brevi del gruppo dei 7 si sono allontanate, e tutto questo si risolve in nuova pressione negativa sul dollaro. In particolare, molti esperti hanno l' impressione che il tanto sbandierato patto tra Casa Bianca e Congresso per ridurre di 76 miliardi di dollari in due anni il budget federale, raggiunto nei giorni scorsi a Washington, si scontrerà con numerosi ostacoli prima di ricevere l' approvazione formale dei due rami del Parlamento. La grande paura suscitata dal crollo di 508 punti in Borsa il 19 ottobre, dice qualcuno, ha partorito un topolino, un taglio al bilancio che finirà per rientrare nelle riduzioni minime automatiche previste dalla legge per l' azzeramento del deficit. A New York, il dollaro ha aperto a 1,6350 marchi, contro 1,6510 di venerdì, e a 132 yen contro i 133,50 di venerdì: il precedente record negativo si era registrato il 10 novembre, con 1,6495 marchi e 133,25 yen. Un finanziere presso una delle maggiori banche di Wall Street osserva che parte della responsabilità per questa continua discesa sta nella regia confusa ed incerta impressa dall' amministrazione alla politica monetaria Usa: Ci sono continue e contraddittorie supposizioni sulla direzione che gli Stati Uniti favoriscono per il dollaro, nota il banchiere. Tra queste voci, se ne è levata sabato una autorevole: un' inchiesta condotta dal New York Times tra autorevoli economisti ed esperti valutari, che hanno lanciato l' allarme circa i rischi di una protratta svalutazione del dollaro. I potenziali benefici del calo (un dollaro più basso aiuta a vendere più beni americani all' estero e in patria, creando più posti di lavoro e migliorando il disavanzo commerciale Usa), dicono questi analisti, potrebbero essere ottenuti a caro prezzo, con una spirale inflazionistica di cui ancora non si sono viste le tracce. Sinora gli esportatori stranieri hanno preferito ridurre i profitti pur di mantenere intatta la loro quota di mercato negli Usa, ma non potranno continuare così all' infinito. Svalutare non è mai una cura di per sé dice Frederick Deming, vicepresidente della Chemical Bank, senza andare al cuore del problemi, che è l' esigenza di rendere gli Stati Uniti più produttivi ed efficienti.

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