09 maggio, 2009

PROMEMORIA 9 maggio 1978 La Mafia uccide Peppino Impastato


La Mafia uccide Peppino Impastato
- Sei andato a scuola, sai contare?
- Si so contare.
- E sai camminare?
- So camminare.
- E contare e camminare insieme lo sai fare?
- Credo di si.
- Allora forza, conta e cammina…1, 2, 3, 4…

Così discutono Peppino e Giovanni Impastato in una notte siciliana davanti alla porta della loro casa; hanno appena finito di cenare e Luigi, il padre dei ragazzi, ha appena concesso al figlio maggiore la sua solita paternale; legittima forse; dettata dalla paura…oppure dalla vergogna; sì, perché Peppino ha scelto una strada diversa da quella della sua ben onorata famiglia; l’egida di Tano Badalamenti non fa per lui…

- …conta e cammina…95, 96, 97, 98, 99 e 100…lo sai chi ci abita qui? U zu Tanu ci abita qui…cento passi ci sono da casa nostra, cento passi.

Solo cento passi; cento passi di onore e di rispetto; cento passi di gratitudine e riconoscenza; cento passi di voce grossa ed immunità.

Invece Peppino che ti combina? Va per le strade di Cinisi a parlare di Tano Seduto e del sindaco democristiano corrotto, comincia a levare il pugno chiuso, organizza le serate di Musica e Cultura e fonda Radio Aut dalla quale manda in onda canzoni troppo immorali per un piccolo paese della provincia di Palermo.

Eppure a Mafiopoli (così soleva definire Cinisi) lui c’è nato il 5 gennaio del 1948 e tutti quelli che stanno con lui ci sono nati; allora perché pure Peppino non si sistema come tutti i giovani rispettabili? Perché non riconosce che quella situazione può fare solo comodo?

...che basterebbe adeguarsi; perché, se proprio non è pesce per quell’acqua, non piglia e se ne va al continente?

No, troppo comodo, troppo facile, troppo normale: Peppino non è affatto un ragazzo normale; Peppino ha qualcosa che gli altri ragazzi di Cinisi non hanno, neppure i suoi amici più fidati… ché comunque, ogni tanto, in una scarpa due piedi ci devono stare;

semplicemente Peppino non ha paura; parla, discute, grida, urla la sua consapevolezza di ingiustizia e di terrore; non che gli altri non se ne fossero già accorti, ma forse era meglio essere accondiscendenti; d’altronde la diplomazia è un’arma forte nelle mani dell’uomo civile.

E comunque Peppino chi lo tocca? Nessuno lo può toccare; suo padre ha pur sempre un ascendente onorevole anche perché ha una sorella data in sposa a Cesare Menzella.

Poi, una notte, poco tempo dopo il ritorno dal sogno americano al quale affidare il frutto ribelle della sua vita, offeso da una innaturale devianza filiale, forse ubriaco, Luigi è travolto da una macchina e si perde per sempre e con lui l’ultimo baluardo di difesa della prole proletaria;

anche i Modena City Ramblers lo dicono chiaramente nella loro I cento passi: “Il nome di suo padre nella notte non è servito”; il gruppo emiliano, in questo classico esempio dello stile punk-folk che ce li ha fatti conoscere fin dal 1991, ripercorrono l’ultimo periodo della vita di Peppino Impastato; “gli amici, la politica, la lotta del partito”, la decisione di esporsi in prima persona al rischio della politica indipendente e per il popolo, la campagna elettorale e poi l’ingiuria, magari di seconda mano, ma pur sempre ingiuria:

Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, viene rapito dalle Brigate Rosse dopo un agguato in cui perdono la vita i cinque uomini della sua scorta e viene fatto “prigioniero politico”; per chi aveva visto in Peppino e nei suoi compagni un elemento quasi dissacrante di disturbo sovversivo, troppo difficile da sopportare oltre che da supportare, il passo verso l’onta è troppo breve: comunista…

…terrorista!

I Cento Passi
Nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio.
Negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di Giustizia che lo portò a lottare.
Aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell'ambiente da lui poco onorato.
Si sa dove si nasce ma non come si muore e non se un'ideale ti porterà dolore.
"Ma la tua vita adesso puoi cambiare solo se sei disposto a camminare, gridando forte senza aver paura
contando cento passi lungo la tua strada".
Allora 1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi 1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi
Poteva come tanti scegliere e partire, invece lui decise di restare.
Gli amici, la politica, la lotta del partito alle elezioni si era candidato.
Diceva da vicino li avrebbe controllati, ma poi non ebbe tempo perchè venne ammazzato..
Il nome di suo padre nella notte non è servito, gli amici disperati non l'hanno più trovato.
"Allora dimmi se tu sai contare, dimmi se sai anche camminare, contare, camminare insieme a cantare
la storia di Peppino e degli amici siciliani"..
Allora 1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi 1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi
Era la notte buia dello Stato Italiano, quella del nove maggio settantotto..
La notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro, l'alba dei funerali di uno stato.
"Allora dimmi se tu sai contare, dimmi se sai anche camminare, contare, camminare insieme a cantare
la storia di Peppino e degli amici siciliani".
Allora 1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi 1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi.


E intanto: - Per una Cinisi pulita vota Democrazia Proletaria; vota Peppino Impastato!

Peppino vuole controllare da vicino il modo in cui operano gli esponenti degli altri partiti;

la confisca dei territori alla gente che si era opposta alla terza pista di Punta Raisi aveva già condannato a morte troppi poveri contadini che di quelle terre facevano vivere le loro prospettive.

Però la mamma non è molto d’accordo con quella storia di fare il candidato…e non è affatto l’unica; e adesso manca pure lo scudo di Luigi.

Urla Peppino, urla; grida al mondo il tuo nome e la tua idea; succhia pure il tuo coraggio dagli occhi che ti ricambi da solo davanti allo specchio…tanto maggio si avvicina;

anche questa volta basta solo contare: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8……e 9: “Era la notte buia dello Stato Italiano, quella del nove maggio settantotto; la notte di via Caetani, del corpo di Aldo Moro, l'alba dei funerali di uno stato…”

…il corpo del presidente della Democrazia Cristiana, condannato a morte dalle BR, veniva ritrovato, crivellato di colpi, nel portabagagli di una Renault 4 rossa in via Caetani, esattamente all’angolo tra via delle Botteghe Oscure (dove aveva sede la segreteria nazionale del PCI) e Piazza del Gesù (dove aveva sede la segreteria nazionale della DC).

Il compromesso storico e la mezza via trovavano la più macabra rappresentazione simbolica nella scelta oculata di quella strada.

La notizia segna oggi le pagine di tutti i libri di storia, così come all’epoca segnava quelle di tutti i quotidiani;

fin troppo facile capire che alla contemporanea morte di un piccolo siciliano trentenne della provincia di Palermo da sempre in lotta contro la mafia non si poteva dare tutta l’importanza che avrebbe invece meritato.

Peppino è morto così, quasi sotto voce; sfinito di botte e poi imbottito di tritolo e buttato sulla linea ferroviaria Cinisi-Palermo;

lasciato in balia di una detonazione che ha concesso i suoi atomi al cielo e alla campagna siciliana; qualcuno aveva voluto far credere che si fosse suicidato da mitomane: giovane siciliano ribelle si uccide in un attentato dinamitardo dopo essersi maciullato la testa a colpi di pietra.

Poi processi… processi… processi… e rinvii a giudizio che non trovano colpevoli... e dopo ventiquattro anni la condanna; e il corpo di Peppino a brandelli che ne ricorda molti altri: Placido Rizzotto, il sindacalista che ha incontrato il suo destino in una foiba siciliana… e c’è rimasto per sempre; Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, giudici anti-mafia anch’essi saltati in aria, esattamente come Peppino (e proprio a maggio ricorre l'anniversario della strage di Capaci);

e poi Pio La Torre; e il generale Dalla Chiesa; e tanti altri ancora… se li si conta si può arrivare anche fino a cento, proprio come i passi di Peppino; ogni passo una vittima; ogni passo una voce; ogni passo una lotta:

“Allora…1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi!...1, 2, 3, 4, 5, 10, 100 passi!”

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