15 maggio, 2009

PROMEMORIA 15 maggio 1916 - Comincia l'offensiva austriaca sul fronte degli altipiani trentini nota in seguito come Strafexpedition.


Comincia l'offensiva austriaca sul fronte degli altipiani trentini nota in seguito come Strafexpedition.
La Battaglia degli Altipiani fu una durissima battaglia combattuta tra il 15 maggio e il 27 giugno 1916 tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico sugli altipiani vicentini, impegnati in quella che era stata definita Strafexpedition (dal tedesco spedizione punitiva).
Nella notte tra il 14 e il 15 maggio 1916 l'artiglieria austro-ungarica cominciò un bombardamento a tappeto (tecnica finora mai utilizzata sul fronte italiano) sulle linee nemiche, e che di fatto colse impreparati molti comandi locali.
L'artiglieria italiana, più che doppiata nel numero e relativamente inferiore nella potenza, non reagì, avendo ricevuto in molte zone l'ordine di non fare nulla a meno di contrordini diretti da parte del Comando Supremo — ordini che non arrivarono mai, poiché molti degli ufficiali si trovavano in brevi periodi di vacanza in preparazione della seguente offensiva sul Carso.
Le fanterie italiane, pressate e di fatto private delle proprie difese dai grossi calibri avversari, non arretrarono un po' per ostinazione e un po' per mancanza di una diretta coordinazione che rendesse il ripiegamento organico. Ciò, effettivamente, non consentì il rafforzamento di quelle seconde e terze linee che si sarebbero poi piegate all'avanzata nemica.
Le prime fasi dell'attacco austro-ungarico, dunque, non potevano che essere coronate da successo: l'Undicesima e la Terza Armata austro-ungariche attaccarono su un fronte lungo 70km, concentrando il proprio attacco lungo le grandi valli di sbocco al Veneto.
In Valsugana gli italiani furono respinti dal XVII Corpo d'armata austro-ungarico fino a Ospedaletto, che divenne una città fortificata e dove il fronte si stabilizzò dopo diversi giorni. Dalla Val Lagarina il VII Corpo d'armata dilagò prendendo le posizioni della Zugna Torta, Pozzacchio e Col Santo, ma la resistenza italiana seppe tenere sul Coni Zugna, sul Pasubio e sul Passo Buole (dai 10 ai 15 km più indietro); quest'ultimo passò poi alla storia come Termopili d'Italia.
La XXXV Divisione italiana fu una delle più colpite dall'attacco nemico: pur controllando solo 6 km di fronte, si abbatté sui suoi uomini il fuoco di più di 300 pezzi (di cui un'ottantina di medio calibro e una trentina di grosso calibro), seguite dal poderoso attacco del XX Corpo d'armata austro-ungarico dell'arciduca Carlo.
La notizia delle vittorie austro-ungariche seminò panico tra gli alti comandi italiani, e Cadorna ordinò la mobilitazione delle ultime leve, assieme alla creazione di una 5a Armata che si disponesse tra Vicenza e Treviso al comando del generale Frugoni. Per prendere parte alla difesa del Paese arrivarono uomini da tutta Italia; furono coinvolti anche 120 battaglioni già impegnati sull'intero fronte isontino, spostati con una complessa e magistrale operazione logistica che coinvolse l'intero Veneto settentrionale. Vennero allestite sette divisioni di riserva, di cui una composta di uomini rimpatriati in tutta fretta dall'Albania e dalla Libia.
Cadorna richiamò anche l'attenzione degli alleati russi, impegnati sul fronte in Galizia, affinché lanciassero un'offensiva di larga scala approfittando della minore copertura ungherese sul fronte orientale: se era vero che alcune divisioni si erano spostate in Tirolo a partire da quelle posizioni, alcuni vuoti di guardia dovevano essere rimasti.
L'altopiano di Asiago divenne teatro di combattimenti asperrimi, poiché mancava di appoggio sulla destra, vista l'evacuazione verso Ospedaletto. Su 5 km di fronte aprirono il fuoco più di duecento pezzi d'artiglieria, di cui venti di grosso calibro. Il III Corpo austro-ungarico sorpassò le difese italiane anche grazie al terreno in gran parte nevoso (gli italiani non trovavano appigli per muoversi, e restavano indietro rispetto agl'invasori, finendone prigionieri), e occupò Arsiero e Asiago tra il 27 e il 28 maggio; la resistenza, ridotta all'orlo meridionale della conca di Asiago, non riuscì a impedire la caduta di Gallio, prospettando agli austro-ungarici uno sbocco sull'alta pianura vicentina. I forti di Verena, Campolongo e Punta Corbin vennero fatti saltare per non lasciarli in mani austro-ungariche.
Cadorna a questo punto lavorò in modo pedissequo e preciso: preparò un accurato piano di ripiegamento delle unità isolate e sbandate, sostituì attraverso continue e puntigliose ispezioni quei comandanti che manifestavano evidenti segni di cedimento o depressione, evitò il panico (suo e altrui) quando gli austro-ungarici, premendo in modo tremendo dalla val di Posina all'Altipiano dei Sette Comuni, presero il Monte Cengio.
Il 2 giugno venne ordinata la controffensiva: la 1a Armata di Pecori Giraldi sarebbe avanzata nell'altopiano d'Asiago, dove le linee di rifornimento austro-ungariche non raggiungevano più le prime linee proprio a causa della formidabile avanzata delle due settimane precedenti. Il disegno di Cadorna era quello di aprire il fronte al centro, sugli altipiani, e aggirare le forti compagini laterali in Valsugana e Val Lagarina. Gli austro-ungarici però tennero bene, anche grazie a un fronte d'attacco che si faceva sempre più stretto e alla solita, cronica mancanza di artiglierie da parte italiana.
Il 4 giugno dalla Russia partì un'offensiva su larga scala che sovrastò le sguarnite linee austro-ungariche, prive di qualunque rimpiazzo da parte tedesca. Il rapido e precoce ripiegamento delle linee austro-ungariche richiese l'appoggio e l'intervento di rinforzi, che potevano confluire solo dal Tirolo.
L'avanzata italiana, costante pur nella sua lentezza, minacciava i capisaldi laterali e, per evitare ulteriori perdite di uomini e mezzi, il 15 giugno Hötzendorf ordinò il ripiegamento su basi prestabilite e già pronte. Approfittando di un rallentamento dell'avanzata italiana, attardata dalla mancata copertura di artiglierie da montagna, il 25 l'arciduca Eugenio dalla sede di Campo Gallina ordinò la rottura del contatto, attestandosi sulla linea: Zugna, Pasubio, monte Majo, val Posina, monte Cimone, val d'Astico, val d'Assa fino a Roana , monte Mosciagh, Monte Zebio, monte Colombara e Ortigara. Gran parte delle nuove linee – tranne rare eccezioni – erano a una manciata di chilometri davanti a quelle prima della battaglia.
Il 27, Pecori Giraldi interruppe qualunque azione controffensiva, essendo evidente il bisogno di un riordinamento operativo e organizzativo delle linee italiane.
Curiosamente, si trattò dell'unica battaglia a cui abbia preso parte Benito Mussolini.

Nessun commento: