09 novembre, 2008

PROMEMORIA tra il 9 e il 10 novembre 1938 La Notte dei cristalli


Con (Reichskristallnacht ma negli ultimi anni in Germania viene sempre più spesso usato il termine Reichspogromnacht) viene indicato il pogrom condotto dai nazisti (SA e SS) nella notte tra il 9 e 10 novembre 1938 in tutta la Germania.
Complessivamente vennero uccise 91 persone, rase al suolo dal fuoco 267 sinagoghe e devastati 7500 negozi. Circa 30 mila ebrei vennero deportati nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen. Relativamente al campo di Dachau, nel giro di due settimane vennero internati oltre 13 mila ebrei; quasi tutti furono liberati nei mesi successivi (anche se oltre 700 persero la vita nel campo), ma solo dopo esser stati privati della maggior parte dei loro beni [1].
La polizia ricevette l'ordine di non intervenire e i vigili del fuoco badavano soltanto che il fuoco non attaccasse anche altri edifici. Tra le poche eccezioni ci fu l'agente Wilhelm Krützfeld che impedì che il fuoco radesse al suolo la Nuova Sinagoga di Berlino, che per la sua azione venne sanzionato internamente.
Nessuno tra i vandali, assassini e incendiari venne processato.
L'origine della definizione "notte dei cristalli", più correttamente "Notte dei cristalli dell'Impero" è termine di scherno riferito alle vetrine distrutte, fatto circolare da parte nazionalsocialista e diffuso acriticamente fino ad oggi. Dello stesso atteggiamento di beffa nei confronti dei cittadini classificati "ebrei" fa parte anche l'obbligo imposto alle comunità ebraiche di rimborsare il controvalore economico dei danni arrecati. Attualmente a livello storico viene usata la definizione di "pogrom di novembre" in modo che restino in evidenza le relazioni fra quanto accaduto nel mese di novembre nel suo complesso senza limitare l'analisi agli avvenimenti della notte in questione.

Il 7 novembre 1938 presso l'ambasciata tedesca di Parigi, il diciassettenne Herschel Grünspan (o Grynszpan) sparò, ferendolo gravemente, al diplomatico tedesco Ernst Eduard vom Rath. Il movente comunemente accettato furono le sofferenze imposte ai genitori di Grünspan nel loro esilio forzato dalla Germania alla Polonia nel 1938 e che vom Rath fu "scelto" casualmente per la vendetta.
Nel 2001, è stata avanzata l'ipotesi (ad opera dello storico tedesco Hans-Jürgen Döscher) che Grünspan e vom Rath avessero una relazione omosessuale e che quindi l'omicidio avvenisse per motivi passionali. Comunque sia stato, due giorni dopo vom Rath morì a causa delle gravi ferite.

Dal 7 al 9 di novembre

Gli assalti e atti di violenza nei confronti di persone di religione ebraica, loro abitazioni ed edifici di culto come "rappresaglia" per l'attentato di Parigi non cominciarono però il 9 novembre. Già a partire dal 7 novembre ci furono pogrom in molte località delle aree (Gau) Kurhessen e Magdeburg-Anhalt. Gli esecutori erano appartenenti alle SA e SS che però agirono vestiti in borghese. È ormai accertato che le azioni avessero una guida centralizzata almeno a livello di Gau.
La sera del 7 novembre furono danneggiate la sinagoga e altri edifici di persone di religione ebraica a Kassel e nei dintorni.
La sera del 8 novembre fu data alle fiamme la sinagoga di Bad Hersfeld. Nei pressi di Fulda e di Melsungen furono danneggiate sinagoghe e abitazioni. Nel corso della nottata vi furono ripetuti maltrattamenti di persone di religione ebraica fino a giungere alla prima vittima nella località di Felsberg (Assia).
Nel pomeriggio del 9 novembre iniziarono i pogrom a Dessau, la sinagoga e l'edificio della comunità ebraica furono incendiati. Alle 19 iniziarono i danneggiamenti anche a Chemnitz.

La notte fra il 9 e il 10 novembre 1938

Il 9 novembre ebbe luogo l'annuale incontro di Hitler e altri funzionari di partito con i reduci a Monaco di Baviera per l'anniversario del (fallito) putsch di Monaco del 9 novembre 1923.
Verso le ore 22 il Ministro della Propaganda Joseph Goebbels tenne un discorso molto acceso nel quale incolpava "gli ebrei" della morte di vom Rath. Goebbels si riferì ai pogrom dei giorni precedenti e fece l'osservazione che il partito non organizzava azioni antisemite ma, laddove fossero accadute, non le avrebbe ostacolate. I Gauleiter e Comandanti delle SA presenti interpretarono questa frase come un invito all'azione. Dopo il discorso di Goebbels telefonarono ai loro comandi locali che a loro volta passarono gli ordini alle squadre. Dopodiché membri delle SA in borghese entrarono in azione.
Alcune centinaia di sinagoghe vennero danneggiate e molte furono incendiate. Migliaia di appartamenti e negozi furono distrutti e saccheggiati. Le persone che vi si trovavano furono maltrattate e ci furono casi di stupro. Nel corso dei pogrom vi furono 91 vittime.

10 novembre 1938

I pogrom continuarono fino alla mattina del 10 novembre e in alcune zone rurali si protrassero fino nel pomeriggio. A partire dal 10 novembre e nei giorni seguenti circa 30.000 uomini di religione ebraica furono arrestati dalla Gestapo e dalle SS e deportati nei campi di concentramento di Buchenwald, Dachau e Sachsenhausen. La maggior parte di loro fu rilasciata solo quando si "dichiararono" disposti all'esilio. Parecchie centinaia persero la vita durante la detenzione.

Dai pogrom di novembre all'olocausto

I pogrom del novembre 1938 non rappresentarono assolutamente l'inizio della persecuzione ai danni delle persone di religione ebraica, in quanto già poco dopo la presa di potere vi fu un invito al boicottaggio (aprile 1933) e nel 1935 vi furono le leggi razziali di Norimberga.

I risultati dei pogrom
Già pochi giorni dopo i pogrom, tra i massimi dirigenti del partito si diffuse l'opinione che essi furono una sorta di passo falso.
La violenza applicata venne ritenuta eccessiva da molti funzionari. I saccheggi compiuti ottenendo vantaggi personali crearono alcuni problemi al partito e, all'interno del partito, vi furono forti critiche per la "distruzione di beni patrimoniali priva di senso ai fini economici".
La risonanza all'estero fu ampia, gli Stati Uniti richiamarono l'ambasciatore affinché riferisse l'accaduto.
Da parte della popolazione ci fu una partecipazione nulla o minima ai pogrom - a parte alcuni curiosi o isolati casi di saccheggio. La versione fornita dalla propaganda nazionalsocialista "di una sollevazione popolare spontanea contro gli ebrei" non fu considerata realistica dalla popolazione.

Ci furono rari e isolati casi di protesta contro i pogrom.
L'opinione interna al partito che i pogrom fossero poco utili nel contesto dell'indiscusso obiettivo di rendere la Germania "judenfrei" cioè libera da persone di religione ebraica è rilevante per due motivi:
Molti alti funzionari di partito dopo il 9 novembre presero le distanze dalla pianificazione e esecuzione dei pogrom e il ruolo del "capro espiatorio" cadde completamente sul ministro della propaganda Joseph Goebbels, un comportamento che proseguì fin dopo il 1945.
Recenti ricerche mettono in dubbio la tesi di Goebbels come unico responsabile. Fino ad oggi non è chiaro in quale misura Hitler stesso fosse coinvolto nella pianificazione dei pogrom. Può essere considerato probabile che Hitler e altri alti funzionari come Hermann Göring e Heinrich Himmler sapessero già a partire dal 7 novembre dei pogrom pianificati per il 9 novembre ed è possibile che fossero coinvolti in modo attivo nella pianificazione. Insieme a Himmler anche la partecipazione delle SS nella preparazione ed esecuzione dei pogrom probabilmente fu maggiore di quanto ritennero gli storici dell'immediato dopoguerra.
i pogrom di novembre furono un caso unico. Non ne vennero organizzati altri. Al loro posto la dirigenza del partito decise una linea diversa: discriminazione della popolazione di religione ebraica con leggi e regolamenti e violenze e maltrattamenti solo all'interno dei Lager.

La conferenza del 12 novembre 1938 e sue conseguenze

Il 12 novembre 1938 vi fu una conferenza presieduta da Hermann Göring con oltre 100 partecipanti che si proponeva di coordinare il prosieguo delle politiche statali nei confronti della popolazione di religione ebraica.
La conseguenza furono molte disposizioni che provocarono l'allontanamento sistematico dalla vita economica e culturale tedesca di tutti gli ebrei. Le aziende di proprietà di ebrei furono chiuse e molti furono espropriati o costretti a vendere le loro proprietà. Furono esclusi dalla partecipazione a eventi pubblici, dalla frequenza di scuole e scuole superiori e dall'assistenza pubblica. Tutte queste misure erano mirate a mettere in difficoltà gli ebrei e costringerli all'emigrazione.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale le repressioni aumentarono: restituzione della patente di guida e dei veicoli, esilio forzato, orari fissi per fare la spesa, coprifuoco, sequestro di biciclette, apparecchi elettrici e abiti di lana, divieto di utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici, di entrare in ospedali, divieto di uso del telefono, d'acquisto dei giornali, libri, fiori e alcuni alimenti, ecc.
Come identificazione pubblica vi fu, a partire dal 1 settembre 1941, la stella ebraica.
Le misure di oppressione culminarono nella ghettizzazione sistematica nella deportazione e infine nell'Olocausto.

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