23 settembre, 2007

PROMEMORIA 23 settembre 490 a.C. - Battaglia di Maratona; origine della gara di fondo della maratona (corsa da Fidippide


La battaglia di Maratona (settembre 490 a.C.) fu il momento culminante del primo tentativo del re Dario I di Persia volto alla conquista della Grecia e di incorporarla all'impero persiano. L'unione della Grecia all'impero persiano avrebbe reso sicura la porzione più debole del confine occidentale. La maggior parte delle informazioni che ci sono giunte sono tramandate da Erodoto, uno dei più grandi storiografi dell'antichità.
Data dello scontro
Erodoto accenna a numerosi eventi utilizzando una data tratta dal calendario lunisolare, basato sul ciclo metonico; questo calendario era usato da numerose città greche come alternativa a quello ufficiale. Calcoli astronomici ci hanno permesso di arrivare ad una data assoluta, nel calendario giuliano, della battaglia. Philipp August Böckh nel 1855 arrivò a dire che la battaglia si svolse il 12 settembre 490 a.C., data convenzionalmente presa come ufficiale. Comunque, questo risultato deriva dal momento in cui gli spartani tennero le loro feste; è possibile inoltre che il calendario spartano fosse un mese avanti rispetto a quello di Atene. In questo caso la battaglia potrebbe essere stata combattuta il 12 agosto 490 a.C..
Genesi [modifica]
La catena di eventi che porterà alla piana di Maratona inizia nel 499 a.C., quando il tiranno di Mileto, Aristagora, proclamò nella sua città l'isonomia (uguaglianza davanti alla legge), incoraggiando le altre città greche a fare lo stesso. La lega delio-attica, che formalmente era sottoposta all'autorità di Dario o comunque del satrapo di Sardi, sembrava aver preso nuovo vigore. Quindi, in previsione di una reazione persiana, fece appello alle città madri, nel continente.
Solamente Atene ed Eretria risposero all'appello, consegnando alla lega 25 triremi e opliti. Nel 498 a.C. venne messa in fuga una squadra navale fenicia, arrivando in seguito a minacciare Sardi, capitale della satrapia, che bruciarono senza mai impossessarsi della cittadella. Il re Dario giurò di vendicarsi dell'offesa recata dai greci e subito fece muovere verso le coste dell'Asia Minore un enorme esercito.
Dopo la sconfitta di Efeso, gli ateniesi lasciarono la lega, così, quella che era nata come una ribellione, si trasformò in una ritirata disastrosa. Nel 494 a.C. i persiani presero Mileto e la saccheggiarono, vendendo tutti gli abitanti come schiavi; poco dopo la flotta greca subì una schiacciante sconfitta nel Mar Egeo.
Dopo una fase in cui sembrava che volesse limitarsi a minacciare le città elleniche, richiedendo loro la consegna dei leader politici che avevano spinto alla rivolta ionica, Dario spedì in Tracia un esercito al comando di suo genero Mardonio per conquistare Taso e le sue miniere d'argento. Questa armata indebolì la Tracia e costrinse Alessandro I di Macedonia a sottomettersi di nuovo alla Persia. Comunque, nel tentativo di avanzare in Grecia, cercando di compiere la circumnavigazione del monte Athos nel 492 a.C. la maggior parte della flotta di Mardonio naufragò a causa di una tempesta costringendolo alla ritirata in Asia. I Traci poi assalirono l'esercito di terra; in tutto furono perse 300 navi e caddero 20.000 uomini.
Ormai Atene ed Eretria capirono di essere direttamente coinvolte e minacciate dall'espansione di Dario. Questo infatti, oltre che per motivi economici e d'orgoglio, intendeva soggiogare Ateniesi e Eretriesi, espandendosi quanto più possibile nell'area greca, vista la tendenza espansionistica dell'impero achemenide.
Il re persiano aveva in mente di far scoppiare dei dissidi dentro la città di Atene; nel 510 a.C., con l'aiuto di Cleomene I, re di Sparta, gli Ateniesi espulsero dalla città Ippia (figlio di Pisistrato), loro tiranno. Ippia quindi fuggì e raggiunse la corte di Dario in cerca di assistenza.
Dario venne a conoscenza da Ippia che gli Alcmeonidi, una potente famiglia ateniese, erano contrari a Milziade ed erano pronti ad aiutare Ippia. Essi erano anche pronti ad accettare le richieste persiane ottenendo in cambio il perdono per il loro ruolo nella rivolta ionica. Dario sperava di trarne vantaggio per catturare Atene, isolando così Sparta e permettendogli di conquistare poi il resto della Grecia.
L'attacco dei Persiani [modifica]
Muovendo dalla Cilicia, le forze persiane avrebbero dovuto piombare su Atene ed Eretria e, dopo la loro distruzione, sottomettere tutta la Grecia; nel 490 a.C. Dario fece salpare la flotta verso le rive della Grecia, al comando del nipote Artaferne, figlio di un satrapo di Sardis, e di Dati, un ammiraglio proveniente dalla Media; Mardonio era stato ferito nell'attacco precedente.
Senza una vera e propria opposizione, i persiani riuscirono a sottomettere le isole dell'Egeo, arrivando a Caristo nella costa sud dell'Eubea, di fronte a Eretria. Artaferne prese una parte dell'esercito persiano e la pose sotto assedio. La piccola cittadina non ebbe alcuna possibilità di resistere ad un esercito tanto grande e, una volta conquistata, venne rasa al suolo, mentre tutti i suoi abitanti vennero venduti come schiavi.
La flotta persiana, guidata da Dati, salpò di nuovo, attraversò il braccio di mare tra l'Eubea e l'Atticae, dopo aver doppiato Capo Sunio, sbarcò l'esercito nella Baia di Maratona, zona pianeggiante e ricca d'acqua.
Ad Atene ci si stava già da tempo preparando ad uno scontro decisamente inevitabile; nel 493 a.C. era stato eletto all'arcontato Temistocle, di origine nobile, ma di partito democratico. Subito fece iniziare una serie di lavori al porto di Atene, il Pireo, dotandolo di solide difese. Inoltre promosse la costruzione di una flotta bellica, il cui personale sarebbe stato costituito in larga parte dalle classi inferiori della società ateniese, i teti. Milziade, ex tiranno del Chersoneso, venne richiamato in patria dagli aristocratici, irritati da comportamento di Temistocle.
Nel 490 a.C. Milziade divenne stratego, proprio nel momento in cui Dario faceva salpare la flotta verso la Grecia. Arrivato poi a Maratona, l'ex tiranno fece disporre le proprie truppe sulle colline ad ovest della pianura, col fianco destro appoggiato al mare, in modo da tagliare ai Persiani la via diretta per Atene.
Gli ateniesi, terrorizzati, mandarono un messaggero a Sparta[1] e probabilmente un altro verso Platea, per chiedere aiuto. Il corriere arrivò a Sparta il 9 settembre e gli spartani acconsentirono ad aiutare gli ateniesi, ma fecero notare che non sarebbero potuti partire per la guerra, fino a quando non fosse terminata la festa di Carnea, cioè il primo giorno di luna piena (la notte tra il 19 e il 20 settembre).

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