09 giugno, 2007

PROMEMORIA 10 giugno1981 Alfredino Rampi


Alfredo Rampi , detto Alfredino, il 10 giugno 1981 (verso le ore 19:00) cadde in un pozzo artesiano largo 30 cm e profondo 80 metri, nelle campagne della località di Vermicino (Frascati). Morirà verso le ore 6:30 del 13 giugno

Alfredo Rampi, (Roma 11 aprile 1975 - Vermicino (Frascati), 13 giugno 1981) detto Alfredino per la sua giovane età (6 anni), il 10 giugno 1981 verso le ore 19:00 cadde in un pozzo artesiano largo 30 cm e profondo 80 metri nelle campagne della località di Vermicino (Frascati).
I soccorritori cercarono con grandi sforzi di salvarlo: si pensò che Alfredino fosse bloccato a 36 metri di profondità, ma la creazione di un tunnel parallelo non si rivelò risolutiva, in quanto il bambino sprofondò giù per altri 30 metri. Il dramma fu seguito tramite una diretta televisiva non stop lunga 18 ore a reti RAI unificate. L'Italia intera rimase in ansia a seguire l'evolversi della situazione: si stimò che più di 21 milioni di persone avessero seguito alla televisione la straziante vicenda.
Sul luogo si portò anche l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Un coraggioso volontario, Angelo Licheri, si fece calare nel pozzo, perché piccolo di statura e molto magro. Riuscì ad avvicinarsi al bambino, tentò di allacciargli l'imbragatura per tirarlo fuori dal pozzo, ma per ben tre volte l'imbragatura si aprì; tentò quindi di prenderlo per le braccia, ma purtroppo il bambino scivolò ancora più in profondità. In tutto, Licheri è stato a testa in giù 45 minuti quando il limite naturale sarebbe di 20 minuti.
Man mano che passavano le ore la voce del bambino, raggiunto da un microfono, giungeva sempre più flebile. Il bambino, probabilmente ferito dalle cadute, morì verso le ore 6:30 del 13 giugno dopo che un altro volontario, Donato Caruso, ha provato come Licheri ad imbragare il bambino ed è in quel momento che quest'ultimo si è accorto che Alfredino era spirato.
In seguito la madre, Franca Rampi, fondò il "Centro Rampi" che si occupa di Protezione Civile e minori.
Questo evento ebbe una notevole importanza mediatica. Si è trattato del primo caso che, trasmesso a lungo in televisione, ha fatto rimanere milioni di persone in ansia davanti al televisore per seguirne lo svolgimento. Le tecnologie per le dirette da luoghi esterni non erano sufficientemente sviluppate da permettere agevolmente lunghe dirette e gli eventi di cronaca erano mandati in onda in differita e in sintesi. Inoltre i giornalisti dell'epoca, per pudore o per motivi etici, erano contrari a trasmettere tragedie così dolorose e tragiche, per rispetto sia delle vittime che degli spettatori. In questo caso le immagini in diretta furono inizialmene trasmesse perché si riteneva che si trattasse di un incidente che si sarebbe risolto positivamente in poco tempo. Col passare del tempo la situazione si era lentamente aggravata, ma era troppo tardi per interrompere le trasmissioni. Se oggi appare ovvio che i giornalisti si intromettano in eventi dolorosi di questo tipo, in precedenza la questione costituiva un grave problema morale ed un famoso film americano, L'asso nella manica di Billy Wilder del 1951, aveva trattato questo argomento.
Alfredo e la sua morte sono anche uno dei vari misteri italiani. Attraverso le fotografie del corpo congelato, al momento della dichiarazione di morte, si notò una imbragatura che lo avvolgeva, impossibile da mettere dentro un pozzo artesiano. Il magistrato era certo che Alfredo fosse stato calato nel pozzo e che quindi non vi fosse caduto, ma le indagini furono archiviate per l'impossibilità di giungere alla verità. Si veda al riguardo il dettagliato articolo del quotidiano La Repubblica, dell'8 febbraio 1987.

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