15 maggio, 2007

PROMEMORIA 15 maggio 2006 Giorgio Napolitano viene eletto XI Presidente della Repubblica Italiana.


«Non sarò in alcun momento il Presidente solo della maggioranza che mi ha eletto; avrò attenzione e rispetto per tutti voi, per tutte le posizioni ideali e politiche che esprimete; dedicherò senza risparmio le mie energie all'interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte»

Giorgio Napolitano (Napoli, 29 giugno 1925) è un politico italiano, undicesimo Presidente della Repubblica, eletto il 10 maggio 2006.
In precedenza era stato Presidente della Camera dei Deputati nell'XI Legislatura (sostituendo nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro, salito al Quirinale) e Ministro dell'Interno nel Governo Prodi I, nonché deputato dal 1953 al 1996 e Senatore a vita dal 2005 (nominato da Carlo Azeglio Ciampi) fino alla sua elezione alla prima carica della Repubblica.
E' il primo capo dello Stato che abbia fatto parte del Partito Comunista Italiano.
Al Quirinale


Napolitano subentra a Carlo Azeglio Ciampi
Il 10 maggio 2006 è eletto undicesimo Presidente della Repubblica Italiana alla quarta votazione con 543 voti su 990 votanti dei 1009 aventi diritto. E' il primo esponente proveniente dal PCI a divenire Presidente della Repubblica ed è il primo Presidente della Repubblica proveniente da un gruppo parlamentare (in questo caso Democratici di Sinistra) dopo la caduta della "prima repubblica".
Il 9 luglio 2006 è stato presente, insieme al ministro Giovanna Melandri all'Olimpyastadion di Berlino durante la partita finale dei Mondiali di calcio 2006, dove gli azzurri hanno conquistato il loro quarto titolo mondiale: prima di allora l'onore era spettato solo a Sandro Pertini e a Benito Mussolini.
Napolitano chiese notizie al Consiglio Superiore della Magistratura sul fascicolo personale di Henry John Woodcock, il giovane pm che indagava su Vittorio Emanuele di Savoia.[4]
Dal 21 febbraio 2007 si trova a dover gestire la prima crisi di Governo da quando è salito al Colle, causata dalle dimissioni del premier Romano Prodi, in seguito al voto contrario del Senato alla relazione sulla politica estera del suo Governo; dopo tre giorni rinvia il Governo alle Camere per la fiducia

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