03 dicembre, 2006

PROMEMORIA - 3 dicembre 1984 - Disastro di Bhopal


Disastro di Bhopal: Una perdita di metilisocianato da una fabbrica di pesticidi della Union Carbide a Bhopal (Madhya Pradesh, India), uccide più di 3.800 persone e causa danni ad altre persone, stimate tra le 150.000 e le 600.000 (circa 6.000 moriranno in seguito per i danni riportati). Si tratta di uno dei peggiori disastri industriali della storia.
Il disastro di Bhopal del 1984, il più grave incidente chimico-industriale della storia, fu causato dal rilascio accidentale di 40 tonnellate di isocianato di metile (MIC), prodotto dallaUnion Carbide, azienda multinazionale americana produttrice di pesticidi localizzata nel cuore della città di Bhopal, nello stato indiano del Madhya Pradesh.
Il rilascio di isocianato di metile, iniziato poco dopo la mezzanotte del 2 dicembre 1984, uccise più di 3.000 persone, avvelenandone da 150.000 a 600.000; almeno 15.000 morirono come conseguenza dell'intossicazione. Alcune fonti affermano che il disastro provocò un numero ancora maggiore di morti e feriti. Nel novembre 2004 gli investigatori della BBC confermarono che la contaminazione era ancora attiva.
Era il 4 maggio 1980 quando il presidente della Union Carbide, Warren Anderson, premeva il bottone per l’avvio alla produzione del Sevin indiano. Il primo obiettivo dell'azienda era il SAFETY FIRST annunciato nelle sue campagne promozionali, ossia la sicurezza del personale innanzitutto, e per questo motivo l'azienda donò all'ospedale della città (l'Hamidia) l'attrezzatura necessaria per la rianimazione in caso di contaminazioni gassose e allestì un piccolo ospedale interno per eseguire tutti gli esami necessari al controllo dello stato di salute dei lavoratori e alla cura di eventuali disturbi respiratori. I medici che vi operavano non erano però stati istruiti circa patologie dovute a fughe di gas, in particolare di isocianato di metile.
Nel 1981 la produzione del Sevin si innalzò raggiungendo le duemilasettecento tonnellate, metà della capacità produttiva della fabbrica. Nello stesso anno, la “bella fabbrica” con il marchio della losanga blu ebbe il suo primo martire: Mohammed Ashraf, uno dei migliori tecnici dell'impresa, ucciso da una fuga di fosgene mentre cercava di riparare una tubatura rotta. Qualche goccia finì sui vestiti che indossava; Mohammed si precipitò a lavarli ma, prima, commise la fatale imprudenza di togliersi la maschera. A questo episodio seguirono altri incidenti, ma senza vittime. Il movimento sindacale di fabbrica, che reclamà una maggiore sicurezza e salari decenti, venne duramente colpito dalla Direzione della Fabbrica. Molti militanti sindacali vennero licenziati. La Carbide si giustificava affermando che le fughe di gas non superavano mai il toxicity level, il livello di tossicità oltre al quale il rischio può essere fatale. Ma in quale modo e con quali criteri era stato determinato quel “livello”?
Nel maggio 1982, tre ingegneri americani appartenenti al centro tecnico della divisione dei prodotti chimici e delle materie plastiche di South Charleston, raggiunsero Bhopal. Dovevano accertare il buon funzionamento della fabbrica, nelle norme stabilite dalla Carbide per quel tipo d’azienda. Denunciarono in un'allarmata relazione che le immediate vicinanze dello stabilimento erano “disseminate di vecchi bidoni sporchi di grasso, tubi fuori uso, scorie chimiche suscettibili da provocare incendi”; denunciarono anche la scarsa professionalità di allacciamenti, la deformazione di parte delle apparecchiature, la corrosione di diversi circuiti, la mancanza di estintori nelle zone di produzione a rischio (MIC e fosgene). Inoltre mancavano alcuni indicatori di pressione, e, a causa del deterioramento dei pannelli mobili risultava impossibile isolare gran parte dei circuiti. Il documento non criticava soltanto lo stato di degrado dello stabilimento, anche il personale non sembrava adeguatamente preparato e i metodi di istruzione erano insoddisfacenti, inoltre i verbali delle operazioni di manutenzione non erano precisi.
Durante il corso dell’anno, si vendettero solamente 2308 tonnellate di Sevin, meno della metà della capacità produttiva della fabbrica, e le previsioni per il 1983 erano ancora più pessimistiche. La crisi dell’82 condusse alla riduzione, ad ogni costo, delle perdite della fabbrica, portando al licenziamento del 40% del personale specializzato, per poi arrivare al numero totale di operai pari a seicentoquarantadue. Nell’estate ’83, la Union Carbide, consapevole del fallimento sospese la produzione, in previsione dlla definitiva chiusura dell'impianto per poi trasferirlo in altri paesi. 63 tonnellate di MIC restavano stivate come scorta nei tre serbatoi sottoterra, in modo da poter produrre la necessaria quantità di pesticida.
Nell’autunno del 1983 gli impianti di sicurezza vennero disattivati: sospesa la produzione, non aveva senso spendere denaro per mantenere in esercizio i sistemi d’allarme e intervento. La refrigerazione delle vasche del MIC fu interrotta, la sospensione della manutenzione ordinaria e lo spegnimento della fiamma pilota della torre di combustione, ultimo sistema di sicurezza per bloccare eventuali fughe di gas contaminante, furono sospese. Alla fine del 1983 a Bhopal non c’era più neanche un ingegnere. La “bella fabbrica” chiuse definitivamente Il 26 ottobre 1984. 63 tonnellate di isocianato di metile restavano nelle vasche non più refrigerate.

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