28 agosto, 2006

TEATRO: ORSINI E I DETENUTI RECITANO NEL CARCERE. A REBIBBIA SI RECITA OSCAR WILD E 'LA TEMPESTA'.

Ricordo che il carcere di Rebibbia insiste nel territorio del Quartiere XXX. Non ci dobbiamo ricordare di chi è “ospitato” in questa struttura soltanto quando chiamiamo la Cooperativa Sociale ARTEMISIA per lo sfalcio dell’erba e per la pulizia degli spazi verdi che di frequente svolgono (vedi le palme di torraccia accanto all’edicola) a costo zero.

Il teatro come dono da scambiare. Il carcere come luogo ove recuperare spazi di
umanita' e di trasformazione dell'individuo, anche grazie a Shakespeare.
Questo il quadro entro cui si pone la doppia recite che si e' svolta oggi nel teatro dentro il carcere romano di Rebibbia.
Da una parte 23 detenuti di ''Alta sicurezza'' hanno recitato brani del loro ultimo spettacolo: ''La tempesta'' di Shakespeare nella celebre traduzione in napoletano antico di Eduardo De Filippo. Dall'altra un mostro sacro del nostro teatro, come Umberto Orsini e una nota cantante folk come Giovanna Marini, impegnati in alcuni brani dello spettacolo che presenteranno da domani a domenica al Teatro Eliseo di Roma: la ''Ballata del
carcere di Reading'' di Oscar Wilde.
''Dal nostro punto di vista - ha spiegato il direttore di Rebibbia, Carmelo Cantone - si tratta di creare uno spazio di lavoro artistico dentro il carcere. L'esperienza e' in corso
gia' da qualche anno: vi sono delle realta' di eccellenza, come quella dei detenuti di Rebibbia guidati dal regista Fabio Cavalli, e poi vi sono molte altre realta' in tanti carceri
italiani''. Da parte dell'amministrazione carceraria c'e' molto interesse ad incrementare questo tipo di esperienze, tanto che pochi giorni fa e' stata firmata una convenzione ad hoc fra il ministero della Giustizia e quello della Cultura. In tale quadro si e' inserita l'iniziativa organizzata da Rebibbia e dal Teatro Eliseo Orsini ha presentato un testo che si riempie di particolari suggestioni, se recitato come oggi all'interno di un carcere. Si
tratta infatti della celebre ''Ballata'' che Oscar Wilde scrisse quando era detenuto per due anni nel durissimo carcere della citta' di Reading. Scontava cosi' il delitto all'ora molto grave di omosessualita'. Il grande scrittore inglese, maestro di eleganze di vita e squisitezze letterarie, si trovo' a misurare sulla sua pelle la durezza, la crudelta' e persino
l'insensatezza di un carcere, dove si vessava i detenuti con i lavori forzati. Scrisse allora questo testo, ispirato dalla dura vicenda di un dragone, membro del reggimento eletto della regina, che era allora incarcerato in attesa di essere impiccato per aver ucciso (per troppo amore) la sua donna. In sala oggi circa 500 invitati e giornalisti si sono
mischiati con una nutrita rappresentanza di detenuti. Gli attori della compagnia di Rebibbia sono stati molto applauditi e molto felicitati dallo stesso Orsini, da Giovanna Marini e dal loro regista Elio De Capitani (oramai notissimo come Il Caimano
cinematografico di Nanni Moretti). Ha giovato particolarmente allo spettacolo dei detenuti, il testo in napoletano di Eduardo: molti degli attori erano infatti napoletani, altri siciliani o
romani, hanno adattato al loro dialetto i versi di Shakespeare.

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